E’ nelle situazioni di crisi che la vera natura degli uomini emerge, nel bene e nel male.
Le circostanze ci hanno messo a dura prova , sottoponendo l’intera umanità a delle restrizioni che minano, delle libertà che davamo per acquisite. Di fronte a tutto ciò ci poniamo i seguenti quesiti: come cambia il nostro modo di pensare ? Come affrontiamo le situazioni di stress? Quali emozioni sono sane e quali sfociano nel patologico?
Di fronte a questa situazione che tutti noi stiamo affrontando le reazioni generalmente possono essere due: la negazione, oppure un’enorme fobia, ovvero o si nega l’esistenza di una situazione pericolosa oppure si prova un’eccessiva ansia di fronte alla minaccia.
L’ansia acquisisce dei contenuti patologici, quando porta a comportamenti disfunzionali che non hanno nulla a che fare con una sana paura. Ad esempio le corse ai supermercati o ai treni sono comportamenti disfunzionali e irrazionali nell’Italia del 2020.
Vi è inoltre la paura di infettarsi e di diffondere il virus ai propri familiari, amici e colleghi. Questa paura si riscontra maggiormente in quelli che lavorano a stretto contatto con i pazienti contagiati.
Se tale paura persiste vi è il rischio di sviluppare ansia, depressione, frustrazione e disturbo post-traumatico da stress.
Il ruolo dello psicologo in questa situazione di emergenze diventa fondamentale per salvaguardare il benessere psicofisico degli individui.
Una delle cose più difficili da gestire e che può avere specialmente su alcune persone un enorme impatto psicologico è la lontananza fisica. Non ci si bacia, non ci si tocca, non ci si saluta. Per noi italiani è molto strano questo comportamento dato che il contatto fisico è parte integrante della vita quotidiana. Tutti chi più chi meno, stanno soffrendo a causa della distanza fisica
Un altro aspetto da non sottovalutare è la resilienza: la capacità di adattamento e di risposta alle situazioni critiche.
Questa situazione completamente nuova fa emergere la capacità di adattamento ed anche il fatto che l’uomo sia un animale sociale.
L’uomo si sente privato della propria libertà dal momento che emergono delle decisioni collettive e non più individuali e pertanto la libertà individuale passa in secondo piano ed è oggettivamente vincolata.
Per affrontare il più serenamente possibile la condizione, da un lato bisogna rendersi conto che si tratta di una situazione momentanea, dall’altro bisogna usare l’informazione come strumento e di conseguenza affidarsi a fonti attendibili e ai fatti. I mass media hanno un ruolo importante in questo caso, dal momento che hanno il delicato compito di riportare la realtà dei fatti senza creare il panico generalizzato per evitare a sua volta la diffusione di sentimenti negativi come la depressione, la paura e la discriminazione.
Risulta doveroso garantire un supporto psicologico sia alla popolazione che al personale sanitario per valutare e di conseguenza evitare l’insorgenza di depressione, ansia e tendenze suicide, in quanto nel corso di qualsiasi emergenza infettiva le sensazioni di paura , insicurezza e isolamento sono molto comuni e se non si interviene nell’immediato potrebbero restare anche dopo che l’epidemia sarà superata.