Tutti fratelli in questa Unione europea. Ma fino a un certo punto



di l'innocente
Categoria: ABRUZZO
30/03/2020 alle ore 16:39



Tutti fratelli, ma fino ad un certo punto. Perché, poi, ognuno fa come gli pare. O, come può. Gli americani, per dire, sono di quelli che fanno come gli pare. Duemila duecento milioni di dollari: il Covid-19 morde e Donald Trump decide. 

Stampa moneta e inonda il paese con assegni da 1200 dollari al mese per ogni lavoratore. Non all'indigente, a ognuno. E poi liquidità a getto continuo alle imprese. Soldi che non dovranno essere restituiti se utilizzati per pagare gli stipendi. Chi è messo in cassa integrazione percepirà 600 dollari aggiuntivi a settimana per i prossimi 4 mesi. 

Certo, è l'America. È la Nazione più ricca e potente. Ha una banca centrale. Può stampare moneta. E se ne impipa di portare il suo debito pubblico già astronomico (oltre 20 mila miliardi di dollari!!!) ancora più su. Chi mai, del resto, potrebbe dire alcunché o pretendere rigore dagli Stati Uniti? Non hanno solo industrie e finanza. Hanno un arsenale e una potenza distruttrice che consiglia il silenzio a tutti. 

Duemila duecento milioni sull'unghia. Voto bipartisan, e vai. 

Giusto per capire, è quasi l'equivalente del totale del debito pubblico italiano. Fatto che rende evidente, oltre alla sproporzione di risorse, un dato: l'importanza di una banca centrale che può immettere liquidità nei momenti più bui. 

Ecco, gli Usa sono di quelli che fanno come gli pare. Noi, invece, non possiamo. Noi non ce l'abbiamo la banca centrale cui chiedere di stampare moneta. La nostra l'abbiamo condivisa con l'area Euro. Ma siccome sta a Francoforte e non a Roma, ne deriva che è intrisa di dirigismo teutonico. Che si muove nella logica e per conto della Germania. Che al ruolo di potenza egemone non rinuncerà mai. 

Non è tutta colpa dei tedeschi, però. Loro fanno quel che hanno sempre fatto per salvaguardare i loro interessi e la loro volontà di potenza. Non ci hanno certo obbligati. Anzi. Ci avevano pure detto di starne fuori. 

Siamo noi che abbiamo insistito per entrare. Cedendo funzioni prioritarie dello Stato nell'illusione di mettere, prima o poi, tutto in comune. A cominciare dai debiti. 

Così facendo, siamo diventati schiavi. In primis di regole cervellotiche e teutonicamente rigide. E di obblighi che, prima, mai abbiamo pensato di rispettare, semmai di aggirare. 

Ci siamo voluti entrare per forza, in questo meccanismo, la zona euro, che adesso può strangolarci. Frizzi, lazzi e fuochi d'artificio. Feste di piazza. Osanna. Chi lo ricorda? "L'alba di una nuova era". E ancora: "Lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più". Ci sembrò pure normale che un caffè al bar passasse da un giorno all'altro da 800 lire a 80 centesimi (il doppio!). La speranza gonfiò i nostri cuori, il mercato immobiliare e soprattutto i portafogli degli speculatori. 

Tutti fratelli. Talmente fratelli che autorizzammo pure i tedeschi allo sforamento pluriennale del rapporto deficit-pil per permettere il compimento della loro riunificazione. Sei, sette per cento, senza problemi. Con la stessa fraterna bonomia di anni prima. Quando gli erano stati abbonati i danni di guerra mentre la libera Berlino era stretta dalla cintura di ferro di Stalin. 

Ecco, è solo per la miopia e la dabbenaggine di una classe dirigente, presuntuosa quanto inadeguata, che ora siamo costretti a stare col cappello in mano. Ora che siamo in guerra contro un nemico subdolo senza avere i mezzi per combattere. L'aiuto dell'Europa a trazione tedesca non è né mai sarà gratuito. Gratis sono venuti i cinesi, i russi, i cubani, gli americani e, persino, questi ultimi, splendidi 30 sanitari albanesi.    

I tedeschi e i loro reggicoda che pensano ai conti, i soldi ce li darebbero pure. E, infine, ce li daranno. Ma a condizione. Che, poi, quando tutto sarà finito, siano certi del  rimborso con gli interessi. Magari anche con un pò di shopping aziendale in casa nostra. Perché in questa Unione europea siamo tutti fratelli. Fino a un certo punto.

L'innocente