Traffico aereo, i rischi di una hard Brexit per l'aeroporto di Pescara


Corsa contro il tempo per evitare di perdere 100 mila passeggeri all'anno sulla tratta da e per Londra


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
15/09/2017 alle ore 17:45

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Rinegoziare il prima possibile un accordo tra Unione europea e Regno Unito per evitare la paralisi degli aeroporti. E per mettere in salvo 21  miliardi di euro che ruotano attorno all’industria turistica e alla fluidità dei collegamenti garantita dal regime Open sky.

Si tratta dell’accordo internazionale che consente alle compagnie di operare liberamente in territorio europeo. E trainare, come nel caso dell’aeroporto di Pescara, la crescita di passeggeri su voli internazionali.

“Proprio qui in Abruzzo, Brexit potrebbe fare i danni più grandi”. Lo afferma Emilio Isidoro, comandante di Alitalia in pensione, in virtù dell’allarme lanciato dall’amministratore delegato di una nota compagnia low cost. “C'è la prospettiva di non avere alcun volo tra l'Ue e il Regno Unito da aprile 2019. Ma la scadenza per le compagnie aeree è settembre-ottobre 2018, data a partire dalla quale inizieremo a cancellare i voli"- ha dichiarato Michael O’Leary, nel corso di un'audizione di fronte alla Commissione trasporti all'Europarlamento.

Una eventualità tale da modificare completamente l’assetto del trasporto aereo, non solo comunitario, ma anche, per quel che concerne l’Italia, nazionale: nella graduatoria delle prime 12 compagnie aeree che operano sul mercato nostrano, solo due sono italiane, Alitalia e Meridiana (al secondo e all’ottavo posto).

“Una hard Brexit e un’uscita del Regno Unito senza accordi che salvaguardino i diritti delle compagnie a capitale inglese (tra cui anche Ryanair) rischia di mettere in serio pericolo le attività. Ma anche nell’ipotesi più probabile di un accordo negoziato in condizioni di reciprocità, non è detto che il nuovo regime sarà a costo zero per gli scali italiani”- ha spiegato Isidoro.

“Si avranno ripercussioni soprattutto sui piccoli scali che si appoggiano ai vettori low cost, Ryanair e EasyJet, per coprire le tratte verso il Regno Unito- prosegue il comandante-. E a maggior ragione quello d’Abruzzo che in Italia è al 25mo posto per numero passeggeri, dato che colloca lo scalo in fondo alla classifica nazionale. E questo non è certo un bene per chi sia affamato di numeri e si trovi a dover fare la scelta più conveniente nel momento in cui le regole europee sono destinate a cambiare e per sempre”.

Secondo Isidoro “l’avventura aerea dell’Abruzzo potrebbe finire. A meno che in pochi mesi non si faccia un’inversione ad ‘u’ in netta discontinuità con il passato. Ryanair a cui l’aeroporto di Pescara è legato mani e piedi, opera attualmente sulle tratte interne italiane tramite il sistema del cabotaggio, in base al quale dal 1997 le compagnie dell’Unione Europea possono operare voli all’interno di uno Stato membro e vendere la sola tratta domestica, con origine e/o destinazione nel Paese di appartenenza”. Regole che con Brexit saranno presto modificate.

Cosa farà quindi la compagnia low cost di O’Leary resta è un rebus da risolvere. Intanto per l’Abruzzo la cancellazione della tratta Pescara-Stansted -con  la conseguente perdita per l’aeroporto di più di 100.000 passeggeri all’anno- potrebbe rivelarsi un vero incubo.

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