Finisce sul tavolo del ministro il rimboschimento del Morrone. C’è una lettera del direttore del Parco Maiella Oremo Di Nino inviata al direttore generale per la protezione della natura e del mare Maria Carmela Giarratano e al ministro dell’Ambiente per denunciare il mancato invito dell’ente parco al vertice sul rimboschimento organizzato dallaRegione Abruzzo. E’ l’ennesimo colpo di coda di una polemica cominciata prima ma molto prima dell’incendio sul Morrone tra il governatore Luciano D’Alfonso e il presidente del parco Maiella Franco Iezzi. E che ha già scatenato processi sulla responsabilità della mancata prevenzione. A chi competeva? Al Parco o ai Comuni o alla Regione? E a questo proposito c’è un’altra lettera, del sottosegretario Mario Mazzocca che sembra dare ragione a Iezzi e che punta il dito addirittura contro il governatore.
Insomma, una polemica che rischia di deflagrare e che si arricchisce ogni giorno che passa di nuovi e inquietanti elementi.
Si parlerà di rimboschimento, nella riunione di domani alla quale la Regione ha invitato 86 Comuni, prefetti e Presidenti di Provincia, ma non i Parchi. Il rimboschimento è vietato dalla legge e l’esclusione di una fetta importante di enti competenti è un messaggio pesante.
Se ne parla nella lettera, che porta la data dell’8 settembre scorso, a firma del direttore del Parco.
“Mi corre l’obbligo di comunicare che la Regione in tutta la fase organizzativa degli interventi non ha coinvolto ufficialmente l’Ente Parco”,
scrive Di Nino. Non è una dimenticanza di poco conto:
“Nella fase iniziale dei roghi la presenza del personale del parco sarebbe risultata preziosa stante la mancanza di conoscenza dei luoghi da parte delle strutture preposte al controllo delle fiamme, tanto più che i carabinieri forestali sono stati inibiti dal partecipare alle operazioni di spegnimento”.
Poi Di Nino racconta che il Parco si è comunque organizzato raccordandosi con i singoli Comuni e lui stesso ha partecipato alle riunioni del Com. E qui arriva il colpo finale: il Parco non solo non è stato coinvolto durante l’incendio del Morrone, ma neppure nelle fasi successive al disastro.
“Infatti – scrive il direttore – per il giorno 13 è stata convocata una riunione plenaria sull’ipotesi di rimboschimento e a detto incontro sono stati invitati 98 rappresentanti di istituzioni pubbliche ad esclusione del parco della Maiella. Non è certo intenzione del parco sollevare polemiche né tantomeno conflitti istituzionali ma resta il fatto che l’assenza dell’ente in tavoli istituzionali potrebbe produrre contrasti che, mi auguro, sarebbe opportuno evitare”.
Contenuti pesanti, accuse nette di comportamenti che tradiscono malanimo e antipatie, e che non tengono in alcun conto i ruoli e le istituzioni: questo dice la lettera consegnata al ministro qualche giorno fa e alla quale ne seguirà probabilmente un’altra, a firma Franco Iezzi, indirizzata a sindaci e prefetti, sullo stesso tema.
Ma è il sottosegretario Mario Mazzocca che in una mail indirizzata al presidente D’Alfonso il primo dicembre scorso, e quindi in tempi non sospetti, che mette il dito nella piaga delle responsabilità. E che sembra dare ragione a Iezzi, quando dice che la pulizia del sottobosco (vietata da una delibera regionale) compete ai Comuni con i piani di gestione che però la Regione non finanzia ormai da anni. Dopo una lunga premessa, Mazzocca quindi, otto mesi prima dell’incendio che ha devastato il Morrone, scrive che occorre ultimare i procedimenti di approvazione dei piani di gestione, che altrimenti rischierebbero di non poter accedere alle risorse del nuovo Psr 2014-2020. E siccome i piani sono stati predisposti già da tempo, Mazzocca scrive che
“ogni ulteriore ritardo nella conclusione del suddetto procedimento approvato non appare in alcun modo giustificabile (non solo per motivazioni strettamente attinenti alla salvaguardia dell’imponente patrimonio regionale abruzzese, naturalistico, territoriale e ambientale, ma anche al fine di garantire l’accesso alle descritte risorse del nuovo Psr), quindi si ritiene improcrastinabile procedere senza ulteriore indugio alla definizione dell’iter formativo e alla conseguente approvazione degli stessi”.
Quindi bisognava approvare subito i piani di gestione e bisognava farlo sia per assegnare risorse ai Comuni che così avrebbero potuto attuare tutte le pratiche di prevenzione, e sia, anzi soprattutto, per proteggere il patrimonio ambientale abruzzese.
ps: Non una semplice raccomandazione, ma una specie di diffida: accadeva otto mesi fa. E anche la lettera di Mazzocca è rimasta lì, lettera morta. Morta, come il Morrone.