Oltre 210 gli incendi scoppiati in Abruzzo negli ultimi otto mesi. Dal primo gennaio al 31 agosto sono andati in fumo 4000 ettari di superficie boschiva, con una media di 26 roghi al mese, rispetto a quella del precedente anno di 7,4. Vale a dire una superficie 46 volte più grande di quella interessata nei dodici mesi del 2016. A fornire il quadro drammatico di una regione devastata dagli incendi è il Wwf, che questa mattina a Pescara, alla presenza del Sottosegretario con delega all’Ambiente Mario Mazzocca, ha consegnato ufficialmente alla Regione l’elaborazione dei dati sugli incendi 2017.
“Abbiamo preso in considerazione soltanto gli incendi che hanno riguardato aree verdi e soltanto quelli che hanno interessato almeno un ettaro di terreno -illustra Walter Delle Coste, presidente del WWF Abruzzo Montano -. Ebbene i risultati sono impressionanti. E certamente non basta, per spiegarli, il fatto che il 2017 sia stato sinora caratterizzato da lunghi periodi siccitosi e che l’estate che si va concludendo sia l’ennesima “più calda degli ultimi anni”.
“L’estate rovente sicuramente ha favorito i roghi –continua l’autore del report -, ma dietro ogni focolaio c’è sempre la mano dell’uomo: mozziconi di sigaretta lanciati a bordo strada, fuochi incautamente accessi, auto surriscaldate parcheggiate sull’erba secca, ma soprattutto il ‘disegno criminale’ di cui ha parlato anche il Procuratore Capo di Sulmona Giuseppe Bellelli in relazione ai roghi del Morrone e quasi certamente non solo in quell’area”.
Le stime sono provvisorie e, afferma l’associazione ambientalista, “sono destinate a essere ritoccate verso l’alto. Si tratta di un attacco criminoso che va contrastato sul piano giudiziario, ma anche con comportamenti e scelte politiche coerenti con l’immagine di regione verde d’Europa”.
La maggior parte delle aree distrutte sono praterie e habitat di pregio di rilievo europeo. Le fiamme - sottolinea il Wwf- hanno imperversato per giorni nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga (Campo Imperatore), ancora più a lungo nel Parco Nazionale della Majella (monte Morrone), hanno interessato il Parco Regionale Sirente Velino e hanno lambito il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise”.
Gli ambientalisti poi fanno il punto di tutti i Comuni interessati dai roghi e delle conseguenze all’ambiente e alla salute dei cittadini: “Nel periodo che va dal primo gennaio al 31 agosto gli incendi “verdi” sono stati oltre 210, i Comuni abruzzesi devastati dalle fiamme ben 136 (poco più del 44,5 per cento dei 305 totali). La spesa per far fronte all’emergenza è stata calcolata intorno a 1 milione di euro. Il danno ambientale è enorme (e potrebbe essere aggravato da scelte sbagliate per il futuro), anche per le inevitabili e pesantissime ripercussioni sull’economia locale, per possibili futuri problemi idrogeologici e, soprattutto, per le conseguenze sulla salute dei residenti. Le fiamme hanno distrutto polmoni verdi generatori di ossigeno e preziosi assorbenti di gas climalteranti e hanno generato (come rilevato dall’Arta) Monossido di carbonio (Co), Benzene, Toluene, Polveri Pm10, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). Inquinanti diffusi nell’aria, nel suolo, nelle acque –il presidente del Wwf Abruzzo Luciano Di Tizio-. Senza dimenticare la biodiversità, vegetale e animale, impietosamente incenerita e i tanti animali terrorizzati e in fuga, facile bersaglio di bracconieri”.
L’associazione ringrazia “quanti hanno speso energie contro le fiamme e in particolare i tanti volontari scesi in campo a tutela del territorio”, e torna a chiedere alla Regione di “rivedere i propri programmi di prevenzione e di attuare misure che scoraggino l’abbandono delle campagne e delle montagne”. Secondo il Wwf la politica dovrebbe investire sulla “messa in sicurezza del territorio: l’Italia e l’Abruzzo non hanno bisogno di nuove cementificazioni e di grandi opere pubbliche”.
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