De Rango (Cimop): "No guerra tra professioni, ma un nuovo patto per salvare medici"


L'intervento del Segretario Nazionale della Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
11/10/2019 alle ore 20:19



“Non serve una guerra tra le professioni, ma un nuovo patto, potabile e sensato: chi non lo capisce fa male a medici e a pazienti”.  Così il Segretario Nazionale della Cimop (Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata), dott.ssa Carmela De Rango, commenta la polemica innescata dall'Assessore dell'Emilia Romagna, già radiato dall'Ordine dei medici di Bologna, al Consiglio nazionale della Fials e osserva:

“Se è pur vero che sempre più spesso i medici sono chiamati a svolgere compiti amministrativi, oltre a quelli di matrice strettamente sanitaria, è altrettanto protofanico come non siano stati certamente loro a voler diventare burocrati. Gettare la croce in maniera demagogica su stipendi, aumenti, orari e competenze vuol dire non avere chiaro in mente lo schema di lavoro attuale e le possibili migliorie. Mettere nel mirino una singola categoria credo rappresenti un clamoroso autogol”.

E ancora: “E'pericoloso, come osservato da Venturi, dire che un medico neo assunto costa 70mila euro complessivamente mentre un infermiere 36mila. Uno schema sbagliato dal momento che nel privato un medico neo assunto ha una retribuzione di circa 39mila euro. Altro che privilegi. Ma l'apice dell'offesa giunge quando asserisce che 'se mi vanno via due medici ed io prendo due infermieri o tecnici, sapete quanti soldi che possiamo distribuire ai professionisti, ai medici e ai professionisti?'. Una tesi non solo senza fondamenti oggettivi, ma soprattutto scorretta nell'humus.

Forse Venturi non ha ben presente che all'indomani della Legge Gelli l'insieme delle istanze e dei nuovi diritti hanno comportato un aggravio di lavoro, mentale e pratico, per la professione medica a cui è utile rispondere non innescando un'atomica contro tutto e tutti. Bensì concertando soluzioni condivise e problematiche dei singoli. Ecco un approccio, pragmatico e non di pancia, ad una criticità che investe l'intero universo sanitario, quindi medico e paziente”.

 

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