Le strategie simmetriche di Renzi e Salvini: comunque vada alla fine vincerà un Matteo


L'ex premier vuole sei mesi, poi scioglierà le briglie ai puledri e alle giumente che già scalpitano al governo


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
04/10/2019 alle ore 16:11



Comunque vada alla fine vincerà un Matteo. E siccome il buongiorno si vede al mattino, Renzi ha scelto il giorno di San Francesco per dire a suocera (Conte) perché nuora (Zingaretti) intenda: niente pannicelli caldi (cuneo fiscale) e niente aumenti (iva). Se non può diminuire che almeno la pressione fiscale non aumenti. 

Il prestigiatore di Rignano sull’Arno che ad agosto ha tirato fuori dal cilindro il Conte2 non vuole scherzi. L’anno prossimo nella programmata competizione finale con Salvini non può farsi crucifiggere dall’aumento di tasse e balzelli.

Zingaretti se ne faccia una ragione e Conte esegua è il senso della lettera al Corriere. Perché di fare come quel criticone di Enrichetto Letta, che parla parla, ma l’IVA la aumentò, non è aria. Il “premier per caso” da Assisi, scortato da padre Fortunato, omologo di Casalino e superprezzemolo dei francescani, ha abbozzato e fatto spallucce. Che è poi ciò che gli riesce meglio.

Ha altri guai (veri) a cui far fronte: la storiaccia di spionaggio con gli americani per fottere Trump che chiama in causa la nostra intelligence e le accuse di conflitto d’interessi rilanciate da una interrogazione-bomba leghista.

Zingaretti, invece, non sa a che santo votarsi: lui che non lo voleva questo governo è ora costretto tra le necessità di far cassa che gli prospettano Gualtieri e la perfida Unione Europea e la ragion politica che consiglia invece di aumentare il deficit e spendere. Non è in gioco il suo collo, è in gioco l’esistenza del partito.

Il tutto mentre l’altro Matteo se ne frega della parata di Assisi e batte l’Umbria casa per casa (letteralmente) per incassare la vittoria e mettere definitivamente in chiaro sul suo versante interno (Zaia) e su quello limitrofo (Meloni e Berlusconi) che altro leader possibile non c’è. Che lui è bello che pronto a competere sin da subito e che al massimo può lasciare campo libero alla pasionaria della Garbatella su Roma Capitale. 

Renzi ha bisogno ancora di tempo. Pensa di farcela in sei mesi. Per questo nessuno spazio può sottoscrivere che aumenti le tasse e moltiplichi l’insoddisfazione popolare. Poi scioglierà le briglie ai puledri e alle giumente che già scalpitano al governo, nel Pd e in Fi e lancerà il guanto di sfida a Salvini. Cosicché per i prossimi dieci anni almeno, comunque vada, vincerà un Matteo. 

 

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