Non saranno le ipocrisie dei "gretini" a salvare la Terra


Men che meno la risibile svolta green dei Cinquestelle


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
20/09/2019 alle ore 16:08



Non saranno le ipocrisie di questi giorni a salvare il pianeta Terra. Men che meno la risibile svolta "green" dei banali comunicatori grillini che, via WhatsApp, intimano alle truppe pentastellate di uscire dal palazzo e correre a fotografarsi in atteggiamenti bucolici: roba che avrebbe fatto sganasciare Giovannino Guareschi. 

E chissà perciò se, passata anche la ciclica sbornia finto-ecologista, pompata dall'élite mondialista che dell'ambiente se ne impipa, le moltitudini di ragazzi che protestano e scioperano contro i "cambiamenti climatici" capiranno che un conto è parlare, altro è agire. E che per agire bisogna apprendere e, nel caso, modificare il proprio stile di vita.

Sono gli stessi giovani che hanno riso a crepapelle guardando uno dei migliori film d'animazione mai prodotti: quello che raccontava delle strepitose disavventure di un mammut, di una tigre dai denti a sciabola, dello sfigatissimo protoscoiattolo e di un bradipo che si uniscono per restituire un cucciolo di essere umano alla sua tribù, mentre il pianeta è alle prese con l'"Era Glaciale".

C'erano i mammut sulla Terra. C'erano. Perchè da millenni non ci sono più né i mammut né tanto meno i dinosauri. In compenso noi umani continuiamo a moltiplicarci: siamo quasi 8 miliardi. Aiutati proprio dai cambiamenti climatici delle diverse ere glaciali e interglaciali, da un paio di secoli di eruzioni vulcaniche e persino dal fortuito impatto di qualche enorme meteorite: fatti che ci hanno proiettati, poco alla volta, al vertice della catena alimentare.

Certo, sarebbe fiato sprecato discuterne adesso mentre questa parte di mondo (meno di un quarto del totale!), che del superfluo e di ogni comodità ha fatto la sua religione, si riempie di volenterosi “gretini” decisi a debellare il "climate change".

Di seguaci, di ammiratori di una ragazzina svedese, già multinazionale di se stessa, e di chi ciurla nel manico ci sono spalti gremiti. Quanto ai fatti però, alle decisioni conseguenti, niente da fare. Se si eccettua quel bellimbusto di monsieur Macron cui piace da morire fare l'ambientalista col sedere altrui.

Ci si dispera per ogni cosa in questo Occidente declinante, pur di non rinunciare a nulla e avere sempre di più. Ultimamente, e giustamente, per la foresta amazzonica che brucia. Tuttavia, nessuno dice o ricorda che pure l'Europa, il nostro tecnologico e modernissimo Continente (per non dire del Nord America!), era una enorme foresta. Né che quel verde venne distrutto per farci pascoli e agricoltura, per costruire città, case, fabbriche, scuole, ferrovie, strade e infrastrutture e tutto quello che ha elevato e allungato la nostra vita.

Cosicchè è davvero singolare che, dopo aver distrutto i nostri polmoni verdi per essere stabilmente nel mondo più ricco, noi si chieda a quelli che sono fuori, che sono ancora poveri, quelli del terzo e quarto mondo, quelli che abbiamo sempre depredato di tutto il depredabile, di fare attenzione a distruggere quel loro paradiso per provare a uscire dalla loro miseria. Senza offrire contropartite. Senza mettere mano al portafogli.

No, non saranno tutte le ipocrisie di questi giorni a salvare il pianeta. E neppure i selfie di Di Maio a Villa Borghese. Basterebbe rinunciare al superfluo. E ci si salverebbe di sicuro. Almeno sino alla prossima Era Glaciale.

 

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