Ben gli sta a Matteo Salvini. Ben gli sta il calcio dell’asino ricevuto dal capo della Polizia che, appena è cambiato il governo, ha prontamente cambiato opinione sulle magliette indossate dal leghista che sedeva al Viminale. Non è stato nemmeno il primo, non sarà certo l’ultimo. Ma, appunto, ben gli sta a Salvini. Lezione da mandare a memoria in previsione, forse, di un prossimo giro.
Perché è certo che un leader può sempre sbagliare, ma non può farsi intortare. Né dagli sconosciuti che improvvisamente sorridono e sbavano amicizia né dai questuanti che bussano alla porta e chiedono udienza. Quello che gli americani chiamano “spoil system” non è di certo una stupidata che la “costituzione più bella del mondo” non prevede e perciò da ignorare appena agguantata una poltrona pesante: è l’elisir per un agire politico meno complicato. Gli uomini e le donne nominati nei gangli dello Stato dagli avversari politici semplicemente si sostituiscono. Non può che essere così. Altrimenti prima o poi il mancato intervento lo si paga. Salato.
È pura stupidaggine presentarsi, sedersi e affidarsi a chi già c’era. A chi in quei posti, sia un ministero o una azienda partecipata, non c’è arrivato -come ebbe a ben dire Ciriaco De Mita- per virtù dello Spirito Santo, ma per cooptazione squisitamente politica.
Passi che non si possa cambiare tutto sin da subito. Ma dopo un anno, no. Dopo un anno se non si interviene la figura del pollo è certa. Soprattutto quando si da’ credito a solerti presunti amici che ululano di possibili ricorsi, contestazioni e dalla sempre incombente Corte dei conti: fuffa per allocchì. Non per leader che abbiano visione e strategia. Ben gli sta, quindi, a Matteo Salvini.
Che magari avrà già capito da un pezzo che il non avere dalla propria parte ne’ il capo della polizia e neppure quelli dei Servizi espone a più di un problema chiunque si proponga di governare. Anche quando si ha il vento in poppa del consenso.
Perché, giusto per dire, può succedere che il tuo figlioletto che smania dalla voglia di fare un giro sulla moto d’acqua della Polizia venga subito sbattuto in prima pagina insieme al reprobo papà; mentre per altro figlio di altro genitore già vaffanculista, accusato addirittura di stupro, nulla si viene a sapere se non un mese dopo e coi dovuti dubbi: quando il ribaltone è stato già sfornato e servito.
Oppure può inoltre accadere che di uno stranissimo incontro tra apprendisti faccendieri nel più spiato hotel di Mosca nessuno venga informato mentre quelle chiacchiere su dollari e petrolio finiscono puntualmente a un sito statunitense e a un settimanale nostrano.
Si, ben gli sta a Salvini. Così magari impara.
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