In un discorso di richiesta di fiducia che un tempo si sarebbe definito doroteo per l’elenco di promesse e riforme senza fornire alcun dettaglio, specie sull’economia, il premier Giuseppe Conte ha sentito la necessità di annunciare due punti in apparenza concreti.
Il primo è che il governo porterà a completamento il procedimento in tema di concessioni autostradali a seguito del crollo del ponte Morandi senza nessuno sconto per gli interessi privati, tirando nuovamente in ballo Autostrade. Il secondo, quello forse più rilevante, è che ci sarà grande determinazione nell’introdurre una normativa che non consenta più il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per estrazione di idrocarburi. Il presidente del Consiglio nel discorso alla Camera dei deputati ha tenuto a precisare che: “chi verrà dopo di noi, se mai vorrà assumersi l'irresponsabilità di far tornare il Paese indietro, dovrà farlo modificando questa norma di legge”.
Com’è noto il Movimento 5 Stelle ha sempre fatto del “No Triv” la sua bandiera, mentre è probabile o quantomeno auspicabile che il Partito Democratico assuma in merito una posizione più articolata. Infatti il provvedimento Sblocca Trivelle, inserito nello Sblocca Italia, che ha poi portato al referendum che non raggiunse il quorum, è a firma di Matteo Renzi, quindi Pd. Al di là che tale stop possa far perdere o meno consensi ai dem, la questione non è semplice e ci si aspetta a breve dibattiti su questo fronte.
Anche perché in Emilia-Romagna ed in particolare a Ravenna, hanno già manifestato il dissenso contro lo stop alla concessioni, mentre in Abruzzo e per l’Abruzzo per i più sarebbe un ottimo risultato e porterebbe grande soddisfazione, visti i disagi e le polemiche dell’anno scorso sul mare abruzzese. Inoltre un caso criptico è rappresentato dalla Basilicata, dove al referendum si è votato, superando il quorum, lo stop alle trivelle, mentre alle elezioni si è scelto, facendolo vincere, il centrodestra, che in campagna elettorale ha sposato una posizione decisamente ‘sviluppista’.
C’è ulteriormente da considerare poi come le concessioni non siano tutte uguali e di questo bisogna sempre tenerne conto quando si parla di stop: potrebbero essere concessioni per studio e ricerca, concessioni di esplorazioni e via dicendo.
Appare però evidente come l’ambiente sia l’ambito su cui PD e M5S intendano saldare la loro azione di governo, almeno stando agli annunci. Infatti è proprio su questo tema che Conte ha voluto insistere, usando parole care ad entrambi i partiti, ribadendo il secco no alle nuove trivellazioni ed invocando l’approvazione della legge per l’acqua pubblica.
“Nella prospettiva di un’azione riformatrice coraggiosa e innovativa”, ha detto il premier, “obiettivo primario del governo sarà la realizzazione di un Green New Deal, che promuova la rigenerazione urbana, la riconversione energetica verso un progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione della biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici. È anche per evitare questi rischi che ci adopereremo affinché la protezione dell’ambiente e delle biodiversità, e auspico anche dello sviluppo sostenibile, siano inseriti tra i princìpi fondamentali del nostro sistema costituzionale”.
In generale sostanzialmente Conte ha chiesto di ripensare tutto il sistema produttivo: “Tutto il sistema produttivo dovrà orientarsi in questa direzione, promuovendo prassi socialmente responsabili che valgano a rendere quanto più efficace la ‘transizione ecologica’ e indirizzino il sistema produttivo verso un’economia circolare, che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto. D’altra parte dobbiamo essere consapevoli che siamo di fronte a cambiamenti epocali, che impongono, a tutti i livelli di governance, di ripensare modelli economici, sociali e di tutela ambientale”.
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