Se i grillini vogliono recuperare devono fare i conti con la realtà


Solo questo. Altrimenti quel prosciutto sugli occhi li condannerà


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
29/07/2019 alle ore 08:10



I conti con la realtà. Solo questo. I pentastellati si trovano in queste afose giornate a dover decidere se continuare a remare contro se stessi o se imboccare la strada della verità.

È probabile che alla Casaleggio & Associati se ne siano accorti. Altrettanto Luigi Di Maio. Ed è perciò possibile che stiano entrambi provando a correggere una rotta che punta agli scogli.

Tuttavia è pur vero che si trovano a dover mediare, entrambi, con la parte di “gruppo dirigente” ostinatamente ancorato al peggior ciarpame ideologico del secolo scorso. Quei ciarlieri magnifici e progressivi che all’improvviso si sono svegliati protagonisti e pure riveriti.

Ecco spiegato perché l’operazione realtà resta assai complicata. Per la tranquillità di Matteo Salvini che non deve far altro che pazientare e aspettare.

I dati non sono chiacchiere o fuffa. E i dati che i grillini dovrebbero tenere a mente per provare a tornare protagonisti politici sono essenzialmente due: la geografia elettorale e la provenienza del voto. Dati entrambi inequivoci.

La carta delle politiche del 2018 ha mostrato una valanga di consensi che ha colorato di giallo tutto il centro sud. La carta delle europee di quest’anno ha mostrato a tutti l’affanno grillino con la sovrapposizione del verde leghista praticamente ovunque.

La morale, anche per i più cocciuti, dovrebbe essere perciò tanto semplice quanto chiara.

Ma, appunto, c’è da fare i conti con quelle grosse fette di prosciutto ideologico posizionate sugli occhi di alcuni di loro. Fico, Taverna e “prezzemolo” Di Battista, per dire, dovrebbero ragionare sul fatto che i voti del sud non sono contro il Tav o a favore della cantilena “onesta’ onesta’ “ o ancora a sostegno dello stridulo “uno vale uno”.

Quei voti che li hanno fatti vincere non nascono da queste parole d’ordine ne’ dal negare lo sbarco sulla Luna o amenità simili. Il M5S ha potuto fare l’asso piglia tutto colorando quelle regioni di giallo perché abruzzesi, molisani, umbri, marchigiani, campani, pugliesi, lucani, calabresi e siciliani si erano stufati.

È stata la protesta e il rifiuto di tutto quel che c’era prima a far volare il Movimento. Insieme alla speranza di cambiare davvero. Questa è solo questa è la motivazione del travolgente successo. E, perciò, anche del recente tracollo alle europee.

Le popolazioni del centro sud, assai più di quelle del Nord che hanno scelto Lega, se ne impipano bellamente dello stop alla Torino/Lione e delle invocazioni per allocchi. Anzi. L’alta velocità, come tutte le altre infrastrutture drammaticamente mancanti, la vogliono eccome.

E con quel voto hanno voluto voltare pagina affidandosi agli inesperti seppur vogliosi cinquestelle.

Hanno cercato una soluzione alla stagnazione e contro la rassegnazione. Hanno sperato in aria nuova e cervelli nuovi piuttosto che ritrovarsi ancora con le solite facce e gli stessi programmi costantemente disattesi. Se i pentastellati vogliono recuperare non devono far altro che i conti con la realtà. Solo questo.

 

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