Contrordine, ragazzi: Civitarese resta, esce Diodati. Glielo comunicano nel tardo pomeriggio, sono in due a dargli la cattiva notizia: il sindaco Marco Alessandrini e il segretario Pd Marco Rapino.
“Abbiamo deciso così -gli dicono – l’opinione pubblica non capirebbe la scelta di mandare a casa il tecnico, con tutte le grosse questioni che ci sono in ballo”.
E’ una furia, l’assessore al Bilancio Giuliano Diodati, quando gli annunciano che a far posto a Gianni Teodoro nella giunta pescarese sarà lui, proprio lui, così come era stato ipotizzato all’inizio, e allora al diavolo, si alza e se ne va. Si rifugia a Roccamorice, dall’assessore regionale Donato Di Matteo, e insieme si consolano con un buonissimo piatto di bucatini, stabilendo il da farsi, e di che morte morire.
Ma c’è poco da fare: la minaccia di far saltare i tavoli, al Comune alla Provincia e alla Regione, è ormai arma spuntata, semplicemente perchè due dei consiglieri della componente Di Matteo, Scurti e Berardi, che all’inizio si erano detti pronti a fare fuoco e fiamme in difesa di Diodati, si riallineno con la maggioranza. Stamattina parteciperanno a una riunione con l’assessore al bilancio e Di Matteo, ma il sindaco li ha già contattati: sono dalla sua parte, “restano nel perimetro” spiega Alessandrini. L’unica fedelissima è Tiziana Di Giampietro ma da sola non rappresenta certo un pericolo, visto che Diodati non resterà in Consiglio.
E a far cadere la scelta su di lui non c’è solo il fatto che due dei suoi siano passati armi e bagagli con la maggioranza. C’è anche Pescaraporto, che è oggetto di un’inchiesta della procura e argomento urbanistico delicatissimo nelle mani di Civitarese (meglio quindi, che l’assessore resti dov’è, blindato dentro l’amministrazione); e c’è il braccio di ferro tra D’Alfonso e Di Matteo, che con la defenestrazione di Diodati perderà un altro pezzo forte in Consiglio comunale. E c’è la difesa d’ufficio dell’Ance: il contrappeso dei comitati anti-filovia, favorevoli invece all’uscita di Civitarese, non è servito a granché.
Stamattina si ufficializzerà l’ennesimo rimpasto al Comune di Pescara, e ci sono voluti giorni e giorni di riunioni, incontri, mediazioni. L’ultimo martedì notte, all’hotel Duca d’Aosta, con D’Alfonso e tutti i dalfonsiani: è stato quello il momento decisivo, e ieri mattina dopo la lettura dei giornali, lo stesso governatore non ha avuto più dubbi. Che non si dica che Civitarese è stato fatto fuori per il suo no al cambio di destinazione d’uso di Pescaraporto, il famoso progetto dell’avvocato Milia, tesi diffusa dal consigliere di Forza Italia Marcello Antonelli. Era imbufalito, D’Alfonso, che ha minacciato querele a destra e a manca. No, non si deve dire, meglio tenerselo Civitarese e tornare all’ipotesi iniziale.
“La politica è un gioco di resistenza – dice invece Alessandrini – togliere il tecnico sarebbe stato inspiegabile all’opinione pubblica”.
Terrà lui le deleghe di Diodati, sperando di poterlo recuperare, magari con una promessa di candidatura alla Regione o al Parlamento, sono questi gli schemi della politica. Gli ha persino offerto la poltrona di Laura Di Pietro, per una donna del suo gruppo.
Ma lui, l’assessore al Bilancio, non ci pensa nemmeno:
“Ho scritto un messaggio al sindaco per dirgli di assegnare pure le mie deleghe a chi vuole perchè io, noi, non accetteremo nulla. La mia è una battaglia a schiena dritta. Il mio percorso politico con questa classe dirigente del Partito democratico è concluso”.
Diodati se ne va, torna a fare il dentista. E se ne andrà anche dal Pd, da questo Pd abruzzese che non esiste più. Pare che a consigliare il sindaco di cacciare lui invece del tecnico esterno sia stato lo stesso Teodoro.
“Non è stato lui, o almeno non solo lui – commenta Alessandrini – certo è che tutti quelli che ho sentito sono stati concordi sul punto: quella diCivitarese sarebbe stata una scelta difficile da spiegare”.
Teodoro entra quindi a testa alta: avrà le deleghe al Contenzioso, Polizia municipale, Patrimonio, Politiche della casa e Politiche comunitarie. Non avrà Igiene e Sociale. Con lui entrerà Simona Di Carlo, al posto di Laura Di Pietro.
ps: no, l’opinione pubblica non è che non avrebbe capito l’uscita di Civitarese(che in ogni caso, Alessandrini & c. avevano pensato e organizzato); l’opinione pubblica non capisce la necessità di un rimpasto che ha il solo fine di garantire equilibri politici ed elettorali. E che non tiene in alcun conto la città.
Ecco il comubucato di Diodati:
“Il mio percorso in Comune si è concluso oggi nel peggiore dei modi. L’epilogo al termine dell’ennesimo incontro con il sindaco Alessandrini e con un partito malato di una schizofrenia ormai sotto gli occhi di tutti.
In questi anni, dopo essere stato eletto dal popolo ho cercato di amministrare con serietà, dedizione, passione per Pescara, ascoltando tutti i cittadini senza mai risparmiarmi. Credo di aver dimostrato capacità di governo con obiettivi chiari, azioni mirate e numeri per spiegare concretamente i risultati ottenuti. Un politico deve rendere conto dei risultati delle sue azioni.Noi stiamo assistendo ad un esempio di abdicazione della politica, in cui si sta confondendo il ruolo del tecnico con quello di politico.
L’organo collegiale di governo cioè la giunta, secondo la logica e il principio di democrazia, deve essere formata con persone elette dal popolo. Ma per il Pd non conta essere stati eletti, né contano serietà lavoro e concretezza di risultati, a questo partito non interessa la parola democrazia, cioè governo voluto dal popolo, la più alta forma di libertà che gli elettori possono esprimere attraverso la loro scelta che dovrebbe restare sovrana. Questo è un partito in forte contraddizione, che sta guidando una grossa macchina con migliaia di passeggeri che oggi più che mai hanno assoluta necessità di sentire che il volante è saldamente nelle mani di qualcuno che sa quello che fa. Questa città è purtroppo nelle mani di un sindaco e di una classe dirigente che ben poco riconosce al popolo e che brancola nel buio. La stessa dirigenza che mi ha buttato fuori indegnamente, dando uno schiaffo a tutti coloro che in questi due anni e mezzo hanno condiviso e avviato insieme a me progetti utili alla città. In questo momento si alternano sentimenti di amarezza e rabbia; dopo i giorni dell’illusione e delle polemiche speravo di poter proseguire il mio lavoro. Lavoro oggi interrotto bruscamente contro gli interessi di Pescara. Questa decisione avrà sicuramente delle conseguenze e non lascerà indifferenti coloro che con me hanno cercato di portare avanti gli ideali di democrazia e di rispetto dei cittadini. Grazie a tutti coloro che mi hanno affiancato e a chi mi ha manifestato vicinanza e stima.