Pd abruzzese, l'era Fina secondo Palumbo


Il capogruppo all'Aquila: "L'errore più grave? Delegittimare il ruolo del partito"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
26/07/2019 alle ore 12:09



Sotto quali auspici ha inizio l'era Fina nel Pd abruzzese? È un momento delicato di grandi cambiamenti all'interno del partito, cambiamenti radicali che porteranno a un'innovazione profonda. Per far questo, tuttavia, è fondamentale non cadere negli stessi errori elaborando strategie efficaci. Come procedere, dunque per non perdersi poi in un bicchiere d'acqua? A tal proposito, abbiamo dialogato con il consigliere comunale e capogruppo Pd a L'Aquila, Stefano Palumbo

Sotto quali auspici ha inizio l'era Fina nel Pd abruzzese?

L’esigenza, più che l’auspicio, è quella indicata nel titolo dell’assemblea tenutasi qualche giorno fa che lo ha proclamato segretario regionale del partito, ovvero affidare a una nuova generazione il compito di cambiare tutto, nel merito e nel metodo. Un cambiamento, obbligatorio, che non evoca né una rottamazione né si fa rinnegando, tout court, le esperienze di governo degli ultimi anni, ma che piuttosto passa per un’auspicabile rinnovata unità sul perseguimento di obiettivi comuni e sulla necessaria generosità di una generazione che tanto ha avuto dal partito e che oggi è chiamata a mettere la propria esperienza a disposizione di nuove figure.

Quali sono gli errori da non commettere di nuovo? 

Di errori ne sono stati commessi diversi. Il più grave, a mio avviso, è stato la delegittimazione del ruolo del partito, in troppe occasioni piegato supinamente alle esigenze di governo o di discutibili candidature. Bisogna restituire al partito dignità e autorevolezza, componenti senza le quali si sfibrano i legami che tengono unita una comunità politica, oggi infatti pesantemente disgregata.

Dalla modalità inner circle a quella think thank: questo il passaggio da Rapino a Fina?

Non c’è altra possibilità, si cambia nel merito solo se si cambia anche nel metodo. Se la nostra ambizione è quella di tornare a essere un’alternativa credibile agli attuali governi locali e nazionali occorre, inevitabilmente, attualizzare radicalmente la nostra proposta politica. Sappiamo su quali direttrici costruire la nostra ricetta per l’Abruzzo e per l’Italia, affrontando le sfide della transizione ecologica dell’economia, tornando a investire sulle competenze, sulla scienza e sull’istruzione, unici strumenti in grado di combattere le inaccettabili disuguaglianze della società di oggi. Ma è un progetto destinato a fallire se pensiamo di concepirlo tra di noi, a nostro uso e consumo: avrà possibilità di successo, invece, se avremo l’umiltà del confronto e dell’ascolto. Michele ha la giusta sensibilità per affrontare al meglio questa sfida. 

Come dare nuovi stimoli ai circoli e più in generale alla sinistra?

Occorre innanzitutto restituire a una comunità politica l’orgoglio dell’appartenenza attraverso l’esempio e un rinnovato entusiasmo. I principi culturali di riferimento sono sempre gli stessi ma necessitano di una nuova chiave di lettura capace di interpretare i cambiamenti antropologici in atto nella nostra società.

Il civismo può essere un altro ramo da coltivare nel Pd di Zingaretti?

Certo, purché, proprio come Fina ha tenuto a precisare nel suo intervento nel corso dell’assemblea, non si confonda più il civismo con il “cinismo”, quello utilizzato all’occorrenza della campagna elettorale di turno per trovare candidati da inserire nelle liste civiche al solo scopo di allargare il consenso. Oggi, bisogna ammetterlo, ci sono più e migliori energie fuori dai partiti di quanto ce ne siano al loro interno. Il nuovo PD regionale ha bisogno del loro aiuto nell’elaborazione delle proprie proposte, una collaborazione che se costruttiva e non strumentale si tradurrà, probabilmente, in futuro, anche in un sostegno elettorale consapevole e convinto.

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