Prima l'unità politica, poi le autonomie: parla Ciampi


Il Segretario generale della Fondazione Farefuturo


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
26/07/2019 alle ore 08:58



Può un ente territoriale consultare il corpo elettorale per attribuirsi una maggiore autonomia organizzativa, regolamentare e finanziaria, in ordine a materie e funzioni costituzionali? 

Se lo chiede Mario Ciampi, Segretario generale della Fondazione Farefuturo che analizza il macro tema dell'autonomia differenziata e osserva: “La questione riguarda la legittimità, prima ancora che la legalità costituzionale. Regionalismo compiuto e tendente al federalismo, che convive insieme alle spinte neocentraliste tese a limitare la frammentazione del potere politico: questo è il quadro che abbiamo dinanzi. Basti pensare ai vincoli di bilancio aggravati dalla crisi economica e alla risposta che lo Stato centrale deve fornire in termini di finanza pubblica. Il risultato è che uno Stato sempre più stretto nel ruolo di negoziatore degli interessi nazionali nelle sedi europee e internazionali, libera buona parte della funzione di governo a favore delle regioni e delle autonomie locali”.

"Il punto è che gli enti territoriali si sono trasformati molto rapidamente da enti funzionali all’indirizzo politico dello Stato a enti in grado di esprimere un indirizzo politico indipendente da quello della maggioranza politica che guida lo Stato.

Le esigenze di autonomia richiamate dall’art. 5 della Costituzione sono appunto costituzionali se sottendono quegli interessi generali che, seppure circoscritti in un ambito territoriale limitato, hanno il carattere della politicità. Il punto sta qui: la rivendicazione di più autonomia non è ipso facto rispondente agli interessi generali di una comunità che, se deve potenzialmente esprimere interessi politici, non può che essere nazionale”.

E aggiunge: “Un autonomismo di questo tipo trova uno scoglio invalicabile nel principio di indivisibilità e unità della Repubblica, formulato all’art. 5 della Costituzione come condizione imprescindibile di qualsiasi decentramento. Quella scaturita dalla riforma del Titolo V è una forma di Stato più complessa e a geometria variabile, che ha ormai superato di gran lunga sia lo Stato unitario che lo Stato regionale classico, in una torsione sempre più marcata verso un federalismo tendenziale. Per ritrovare la stessa unità politica, è necessario ricavarla dalle molteplici interdipendenze che, sul piano della teoria costituzionale, implicano una crescita a dismisura del lato pattizio-pluralistico della costituzione a fronte di una decrescita del valore costituzionale dello Stato-persona: lo Stato policentrico tende a rifiutare forme forti e personificate di espressione e rappresentazione dell’unità politica, per certi versi ne ignora il significato”.

E conclude: “Il foedus tra le parti costitutive della Repubblica deve passare dal ripristino dei valori simbolici dell’unità politica. E aggiungiamo, da una riforma presidenzialista che, con l’elezione diretta del Capo dello Stato, potrebbe controbilanciare le autonomie più spinte dando più forza al patto nazionale. In un Paese come il nostro, chi ha a cuore le esigenze più autonomistiche dei territori deve trovarsi e conciliarsi con chi meglio rappresenta le istanze unitarie e simboliche della nazione. Disgiungere il momento dell’autonomismo da quello dell’unità politica introduce, in un sistema già fragile come il nostro, spinte centrifughe di difficile controllo e rivendicazioni crescenti da tutte le parti. Non si può, in sintesi, riformare così nel profondo la forma di Stato a colpi di accordi bilaterali con le singole regioni e fuori da un organico ripensamento dei rapporti centro-periferia all’interno dell’ordinamento repubblicano. Forse è arrivato il momento di un’Assemblea Costituente che riporti ordine in queste materie e decida democraticamente e saggiamente che forma dare alla nuova Italia. Così si scoprirà forse che alcune competenze devolute alle regioni sarà meglio riportarle in capo allo Stato, se riguardano gli interessi nazionali più strategici”.

twitter@ImpaginatoTw