La Versione di Garpez: Otello, archetipo della passione amorosa


Gelosia e autodistruzione


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
26/07/2019 alle ore 08:41



Di recente ho sottoscritto un abbonamento per la prossima stagione teatrale che prenderà avvio il prossimo autunno, trovando assai interessante il programma delle rappresentazioni che saranno organizzate con cadenza pressoché mensile. 

Tra le tragedie di cui sono sempre stato un estimatore un posto di rilievo è senz'altro ricoperto dall' “Otello”, forse la più famosa creazione di William Shakespeare che venne messa in scena per la prima volta nel 1604.

La vicenda ruota attorno alla gelosia di Otello, fiero condottiero militare della Repubblica di Venezia, per l’amata Desdemona, che, a causa delle insinuazioni di Iago, viene sospettata di avere una relazione con Cassio e si concentra sui tormenti interiori e sui processi psicologici di Otello, che sfociano in fraintendimenti e incomprensioni con Desdemona, che preludono all’omicidio-suicidio finale. 

Otello è così diventato un archetipo della passione amorosa che, sviata dalla gelosia, conduce all’autodistruzione.

A distanza di oltre quattro secoli dalla “prima” dell'Otello,  il sentimento della gelosia ha mantenuto intatti i propri contorni, poiché il senso di accecante possesso (che è concettualmente ben diverso da quello, benevolo, di appartenenza affettiva) sembra non conoscere flessioni, dimostrando anzi una più penetrante capacità venefica in ragione dell’incremento delle relazioni sociali favorite anche dalla diffusione capillare dei “social network”.

Ed allora, con buona pace del diritto alla riservatezza, gli “Otello” dei nostri giorni spiano, pedinano, cercano prove di ipotetici tradimenti e, soprattutto, pretendono di controllare totalmente la vita del partner, facendo passare atteggiamenti abitualmente tollerati come normali perché appartenenti all'uomo medio e considerati come scriminanti del reato di maltrattamenti.
Al contrario, quando la gelosia si traduce in comportamenti controllanti lesivi della vita intima e sociale del compagno o della compagna, non si può trascurare il carico di violenza e offensività insite in tali condotte, che denotano un chiaro intento prevaricatorio, che mira all'assoggettamento della persona offesa e che è tipico proprio del reato di maltrattamenti, punito dall'art. 572 del codice penale. 

In tal senso si è recentemente espressa anche la Corte di Cassazione penale, con la sentenza n. 32781/19, censurando il comportamento di un uomo che, attraverso telefonate, messaggi, chiamate video per verificare dove e con chi si trovasse la compagna, minacce di morte indirizzate alla stessa e all'amante immaginato dall'imputato, poneva in essere condotte ingiustificabili, anche se collocate temporalmente in un periodo di crisi della coppia. Questi comportamenti hanno caratterizzato e influenzato l'intera vita famigliare a causa del coinvolgimento delle figlie, spettatrici involontarie delle offese rivolte alla madre.
La gelosia distrugge ogni sentimento. Anzitutto l'amor proprio. 

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