La Versione di Garpez: senza dignità


La Cassazione anticipa la tutela nei confronti delle vittime del cosiddetto "revenge porn"


di Garpez
Categoria: La versione di Garpez
20/07/2019 alle ore 01:21



Uno dei principali valori della persona è rappresentato dalla dignità. In ogni azione o aspetto della nostra vita e del nostro agire quotidiano, dobbiamo mantenere (e, soprattutto, curare che gli altri se ne accorgano) un atteggiamento di rispetto e considerazione della propria ed altrui individualità. 

Le situazioni, gli eventi, come anche le decisioni ed il modo di essere di terzi non vanno tanto compresi o, peggio, forzati a cambiare plasmandoli secondo le nostre esigenze ed aspettative, quanto piuttosto semplicemente accettati come espressione di quel soggetto.

In definitiva, non sempre le scelte degli altri ci soddisfano, ma non per questo ci è consentito nutrire risentimenti che sfociano in azioni immorali o illegali.

Oggigiorno i social network offrono l'indubbia possibilità di connettere i pensieri ed i momenti di vita di ciascuno di noi in tempo reale e, detto francamente, non di rado vengono condivisi momenti davvero banali o futili, che comunque rimangono nell'ambito del giuridicamente lecito.

Allorquando, però, si viola il decoro e la riservatezza occorre intervenire con fermezza, perché non può passare l'idea di legittimare la pubblicazione di aspetti intimi del vissuto quotidiano altrui senza che questo vigliacco comportamento sia severamente punito.

In attesa della definitiva entrata in vigore della legge sul cosiddetto “Codice rosso”, approvata dai due rami del parlamento proprio nei giorni scorsi, la Corte di Cassazione (con la sentenza n. 30455/2019) anticipa la tutela nei confronti delle vittime del cosiddetto “revenge porn”, la vendetta porno che corre sul web e coinvolge in particolar modo le donne.

Secondo la Corte, infatti, nei confronti dell'ex che, per vendetta, carica in rete i video hot della fidanzata, scatta la condanna per atti persecutori, diffamazione e lesione della “privacy”: da un lato trattasi di un atto persecutorio in quanto la donna riceve proposte indecenti dagli utenti; dall'altro viene divulgata una falsa immagine della stessa che viene presentata come disponibile a rapporti sessuali; infine sono pubblicati momenti che appartengono e devono restare nella sua sfera più intima.

In buona sostanza, si reprimono il risentimento ed il rancore nutrito nei confronti dell'ex partner per la fine della relazione sentimentale e, quindi, l'interesse ritorsivo a screditarlo non solo nell'ambiente di lavoro (dove spesso si diffondono bigliettini con epiteti denigratori), ma anche agli occhi della vasta platea degli utenti del "web", e a crearle una situazione di turbamento esistenziale scaturente dall'essere additato, e addirittura ricercato, come persona disponibile ad incontri sessuali con sconosciuti.

Persone senza dignità. Che tristezza.

 

 

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