Veleni a Bussi: è corto circuito tra politica e territorio


Le bonifiche sono tutte al palo, invano si parla di discariche e rispetto per l'ambiente


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
18/07/2019 alle ore 16:53



Senza pietà passa il tempo e le discariche di Bussi, pesante eredità dell'attività dello storico polo chimico, continuano a rilasciare sostanze potenzialmente pericolose per la salute e l'ambiente: delle operazioni di bonifica, sia del sito "Tre Monti", scoperta 12 anni fa, che delle aree "2A" e "2B", per non parlare del nucleo industriale vero e proprio, non c’è assolutamente traccia.

La nota stonata è in più rappresentata dal fatto che i soldi ci sarebbero così come in alcuni casi anche gli affidamenti dei lavori. La situazione sta talmente degenerando che nel rapporto “Sentieri”, a conclusione del capitolo dedicato alle discariche dei veleni di Bussi, in provincia di Pescara, si può leggere con somma amarezza il seguente monito: "Si raccomanda di procedere rapidamente alle opere di messa in sicurezza e bonifica ambientale previsti dalla legge, nonché a tutti quegli interventi volti alla riduzione delle esposizioni anche potenziali a contaminanti da parte delle popolazioni".

 Tale indagine, realizzata dal ministero della salute e resa pubblico a marzo, offre importanti spunti di riflessione sull'impatto nell'insorgenza delle patologie nel periodo 2006-2013, nella popolazione che risiede in 45 siti italiani contaminati: nemmeno ciò sembrerebbe servito ad apportare delle decisioni celeri. Il dato che emerge dal rapporto è particolarmente significativo: i residenti di Bussi e di una decina di comuni lungo la Val Pescara evidenziano eccessi, rispetto al resto della popolazione regionale, di specifiche patologie per le quali l’esposizione a contaminanti presenti nelle acque potabili può aver giocato un ruolo causale o concausale, e di patologie a carico dell’apparato respiratorio. Inoltre sono superiori alla media regionale anche alcune tipologie di tumori, seppur mancano ad oggi dati completi ed aggiornati, per un’analisi più solida.

Senza ombra di dubbio quello di Bussi rappresenta uno dei siti industriali più inquinati, non solo d’Italia ma anche d’Europa: incredibile come nella regione verde dei parchi, un disastro di tale entità non sia mai stato presente nell’agenda politica. Delle tante attese bonifiche, di cui da anni si parla a vanvera e che, per giunta potrebbero creare centinaia di posti di lavoro, non è rimasto niente: insomma un nulla di fatto su tutti i fronti. Le analisi del rapporto “Sentieri” sono state condotte sulla popolazione di circa 85.100 abitanti dei comuni ricompresi nel sito di interesse, oltre Bussi, Alanno, Chieti, Torre de’ Passeri, Popoli, Rosciano, Bolognano, Scafa, Tocco da Casauria, Castiglione a Casauria e Manoppello. Per quanto riguarda la mortalità si certifica che quest'area è in linea con quella della popolazione regionale, sia tra gli uomini che tra le donne. Ad eccezione però della mortalità per malattie respiratorie, in eccesso negli uomini, e per malattie dell’apparato digerente nelle sole donne.

Risultano poi superiori alla media i tumori maligni dello stomaco, negli uomini, e del colon retto nelle sole donne. Ma si precisa come la stima sia incerta per mancanza di dati aggiornati e completi. Si attesta poi che il numero di ricoverati per tutte le cause naturali risulta in eccesso rispetto all’atteso in tutte le classi di età analizzate compreso il primo anno di vita, sottogruppo nel quale si osserva un eccesso anche per le condizioni morbose di origine perinatale, a fronte di un difetto di ricoverati per le malattie respiratorie acute in età pediatrica e complessivamente in età pediatrico-adolescenziale (0-19 anni). Si registra anche un eccesso di soggetti che sono ricorsi all’ospedalizzazione per asma negli stessi gruppi di età.

Si segnala un eccesso di ricoverati per linfomi Hodgkin tra i giovani adulti, sebbene caratterizzato da incertezza nella stima. Inoltre si sottolinea come la principale fonte di rischio in questo sito sia rappresentata dal consumo di acqua potabile distribuita dall’acquedotto Giardino che ha utilizzato, miscelandole, anche le acque emunte da pozzi contaminati dall’attività industriale, che sono stati chiusi per fortuna già nel lontano 2007, ma i cui effetti dannosi si prolungano nel tempo. Alla luce di tutto ciò e come raccomandato dagli esperti, si dovrebbe categoricamente procedere ad una veloce e risolutiva bonifica.

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