Rigopiano, udienza rinviata. I parenti protestano


I familiari delle 29 vittime in Aula con i volti degli scomparsi sulle magliette


di Leonardo De Santis
Categoria: ABRUZZO
17/07/2019 alle ore 19:37



Si terrà a settembre il processo per la tragedia che provocò 29 morti, sepolti dalla neve e dalle macerie dell'hotel Rigopiano a Farindola, il 18 gennaio 2017: udienza rinviata al 27 settembre alle ore 9.30 per valutare le 110 richieste di costituzioni di parte civile e per consentire ai difensori degli imputati di interloquire sulle costituzioni di parte civile. 

I parenti delle vittime hanno visibilmente i volti segnati dal dolore, dall'assenza che non può passare e, non dimenticando chi hanno amato e perduto, si sono presentati in tribunale per ricordare, per chiedere giustizia in nome delle loro mamme, compagne, figli, mariti nipoti uccisi da una valanga e dalle macerie dell'albergo. Si sono riuniti dapprima fuori dal tribunale con magliette bianche sulle quali ognuno ha fatto stampare l'immagine del proprio familiare morto, perché ieri mattina nell'aula 1 del palazzo di giustizia di Pescara, davanti al gup Gianluca Sarandrea, doveva appunto tenersi la prima udienza preliminare relativa all'inchiesta principale sul disastro dell'hotel di Farindola, in provincia di Pescara: udienza invece subito aggiornata.

Momenti di tensione si sono registrati in aula quando il giudice ha chiesto un parere alle parti per decidere una nuova data, compatibilmente agli impegni di tutti e, mentre le date slittavano senza accordi, Giampaolo Matrone è intervenuto alzando con forza la voce: "Sono due anni e mezzo che aspettiamo. Che sia il prima possibile". 
Rischiano il processo 25 imputati, tra i quali l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, l'ex presidente della provincia di Pescara Antonio Di Marco e il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, ai quali si aggiunge la società Gran Sasso Resort Spa. Sono diversi i reati ipotizzati dalla procura: dal crollo o altri disastri colposi all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico i reati ipotizzati a vario titolo dalla procura.

Al centro dell'inchiesta dei carabinieri forestali, coordinata dal procuratore capo Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, la mancata realizzazione della carta valanghe, le presunte inadempienze relative alla manutenzione e allo sgombero delle strade di accesso all'hotel, il tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi. Ma solo 7 su 25 erano gli imputati presenti in aula, tra i quali il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, gli ex sindaci Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico e il dirigente della regione Abruzzo Pierluigi Caputi. Sono circa centodieci le costituzioni di parte civile che le difese degli imputati dovranno valutare il 27 settembre prossimo: oltre alle 105 già individuate dalla procura e alle 9 dei superstiti parti offese, si sono costituite anche associazioni di consumatori come Cittadinanzattiva, l’Inail e Codacons. 
Cinque giorni fa è stata rinviata anche l’udienza sulle opposizioni presentate alle 22 richieste di archiviazione avanzate dalle parti offese nei confronti degli indagati sul “versante politico” che vede coinvolti i governatori Ottaviano Del Turco, Giovanni Chiodi, l’attuale senatore dem Luciano D’Alfonso e diversi componenti delle loro giunte. La prossima udienza è stata fissata al 16 ottobre, quando parleranno i legali degli indagati, mentre gli avvocati di chi ha presentato opposizione hanno ribadito al giudice la richiesta di imputazione coatta e la prosecuzione delle indagini. 
È sempre aperto invece il filone sul depistaggio delle indagini: la procura sospetta che l’ex prefetto Francesco Provolo e altri funzionari della prefettura di Pescara abbiano occultato il brogliaccio delle segnalazioni del giorno della tragedia alla squadra mobile di Pescara per nascondere la chiamata fatta dal cameriere Gabriele D’Angelo, una delle 29 vittime, poche ore prima della valanga per chiedere aiuto al Posto di coordinamento avanzato di Penne. Una telefonata di cui aveva dato conto il Tgr Abruzzo lo scorso 6 novembre. “Gabriele D’Angelo, Rigopiano, evacuazione”, era appuntato nell’elenco.