Combatti Sinisa, tu sei la vita. Adesso


Per lui non voglio collette in rete, medaglie surreali, striscioni o t-shirt


di Silvio Sarta
Categoria: Controvento
16/07/2019 alle ore 14:38



Si chiamava Andrea Fortunato, e quel cognome alla fine paradossale si rivelò peggiore di un plotone di esecuzione. Andrea era un calciatore baciato da gioventù. Gloria e, presumo, ricchezza. Superata la boa dei vent'anni col vento tra i capelli e la maglia della Juventus, si ammalò di leucemia.

A metà anni novanta protocolli medici e comunicazione mediatica avevano un passo più lento anche se meno invasivo. Fortunato migliorò, al punto che in una notte di vento freddo dal mare a Genova, gli fu consentito di assistere ad una partita in tribuna. Mi capitò di essere presente e quella sera gli occhi furono solo per lui e la speranza che incarnava. Poco dopo morì.

Sinisa Mihajlovic ha comunicato al mondo la sua leucemia in fondo come se recitasse la formazione da lui decisa per la prossima partita del Bologna di cui occupa felicemente la panchina. Durezza serba innata, si è detto; abitudine genetica a stenti e guerre, si è ricordato fino alla noia. Ma il messaggio autentico, antico e sempre nuovo, lo ha fornito proprio lui sibilando che non basta essere forti, ancora giovani, allenati e ottimisti, per salvarsi in calcio d'angolo quando il destino punge e fa male.

Non basta. Nulla basta mai in verità. Sinisa giocherà all'attacco, sicuro di vincere, manifestando ogni volta che potrà, come ha già fatto, la gioia di sentirsi un privilegiato della vita, quella vita che scappa, chiunque tu sia, proprio quando pensi alla vita come una cosa normale, e ripetibile.

Sinisa è in ospedale. Io sto con lui. Io sono Sinisa. E' il mio eroe. Per lui non voglio collette in rete, medaglie surreali, striscioni o t-shirt. Lui è la vita. Adesso.

 

 

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