Tutte le parti in commedia. È la loro natura. E perciò dobbiamo sorbirci il Pd che inveisce contro l’autonomia differenziata alle regioni perché, come twitta zeppola Zingaretti, “l’Italia non può essere distrutta”.
E il bello è che lo dice senza arrossire e senza provare vergogna. Patetico.
Perché la verità è che loro hanno sempre lavorato per l’opposto. Per distruggere, svilire, accantonare quel sentimento nazionale unitario così faticosamente messo insieme.
È una sorta di marchio che li inchioda. È la loro storia politica che bussa alle porte delle coscienze e ne svela le menzogne. Storia che non può essere smentita e che chiama in causa i predecessori del nuovo segretario Pd. Tutti. Sin dai padri del fu PCI.
Sin da quelli che non potendo aspirare al potere nazionale, per la spartizione decisa a Yalta, optarono per dare rapida attuazione all’istituto regionale onde avere poi, come in effetti ebbero!, giurisdizione esclusiva sulle famose “regioni rosse”: Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria.
Regioni che offrirono per anni maggiori e migliori servizi spendendo più soldi di tutte le altre. La battaglia per le regioni -giusto per chi difetti di memoria- fu appannaggio, negli anni ‘70, dei Longo, dei Pajetta, dei Cossutta e dell’intero movimento comunista italiano. Battaglia contrastata in solitaria dal Msi di Almirante, nell’indolenza democristiana più totale. Solo molti anni dopo arrivo’ l’Umberto Bossi con l’idea di Padania. Preceduto anche da quegli statuti speciali che lungi dal ridurle, stanno ancora a dimostrare le enormi distanze tra Trentino/Alto Adige e Sicilia. Un abisso.
Successivamente fu tutta loro, dei vari D’Alema, Veltroni e perciò Zingaretti (che guidava il partito a Roma!) la riforma del Titolo Quinto della Costituzione, approvata in scadenza di legislatura (2001) e con soli 5 voti di scarto, per cercare, inutilmente, di sterilizzare quella Lega nord fattasi determinante. Lega che s’erano pure affrettati a battezzare “costola della sinistra”. In ultimo, ci ha pensato l’attuale presidente del Pd Gentiloni, nel mentre abbandonava la presidenza del consiglio, a dare il via libera alle pre-intese con Lombardia, Veneto e Emilia Romagna.
Questa è la verità, anche cronologica. È la storia che sbugiarda il Pd. Che dimostra che mai hanno creduto al valore dell’unità nazionale a vantaggio di un frazionismo regionale moltiplicatore di burocrazia, di spesa e di distanze. Ma è la loro natura. Quella che li invoglia a recitare tutte le parti in commedia.
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