Crisi a Caramanico Terme, capri espiatori e responsabili


Chi è stato danneggiato parli: la strada dei silenzi non porta buoni frutti, ma solo commistione con quella malapolitica che ha prodotto il grillismo


di Raffaele de Pace
Categoria: ABRUZZO
12/07/2019 alle ore 17:27



Non si capisce cosa avrebbe potuto fare di più l'assessore regionale Mauro Febbo sulla crisi di Caramanico Terme. Una situazione che tutti conoscevano da anni, con il fallimento della società in questione di fatto già in modalità off dal 2018: per cui almeno l'ultima giunta regionale targata D'Alfonso dovrebbe essere chiamata in causa assieme ai privati coinvolti. E dovrebbe dare una spiegazione credibile.

Il risultato di questo scempio amministrativo è che, ad oggi, le Terme riapriranno il giorno 15, ma molti dei lavoratori del settore ancora non hanno ricevuto alcuna comunicazione; le prenotazioni dei turisti termali sono crollate; gli esercenti si guardano con ansia per via dei mancati introiti; e con l'incognita di modi e perimetro di azione, dal momento che in paese è tutto fermo e la stagione in gran parte è già compromessa.

Una fonte locale che chiede l'anonimato racconta a Impaginato.it che tempo fa era arrivata in paese anche una delegazione svizzera in rappresentanza di un grosso gruppo interessato a rilevare la struttura. Ma i proprietari, gli stessi che poi si sono rifugiati nel vicolo cieco del fallimento, dissero no perché avevano alte pretese. Pretese che, sempre secondo alcuni rumors, oggi riguarderebbero anche il settore della riabilitazione.

Ma al netto degli umori e dei retroscena ciò che spicca in questa storia è l'ennesima occasione persa per l'Abruzzo, evidentemente monco di una guida politica che faccia ragionare i privati (anche i più riottosi), di una cabina di regia che come fatto da Nichi Vendola in Puglia armonizzi richieste e istanze per costruire una filiera produttiva e innescare il circolo virtuoso dei posti di lavoro legati al turismo ed alla natura.

Caramanico infatti può vantare una posizione geografica favorevole, a un paio d'ore da Roma e ai piedi della Majella. Un vero peccato, dicono in paese, che si butti via tutto così.

Ma la domanda è anche un'altra: Federalberghi, Confindustria e Confcommercio dovrebbero avere il coraggio di chiedere conto a chi, dall'alto della Giunta regionale passata, ha permesso che i desiderata dei privati apportassero un danno oggettivo ad una comunità.

La strada della prudenza, dei silenzi e del fare finta di nulla “perché non si vogliono pestare i piedi” non porta buoni frutti, ma solo commistione con quella malapolitica che ha fisiologicamente prodotto il grillismo.

 

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