Mentre il governo attualmente è impegnato su tanti altri fronti, il dossier sulle concessioni autostradali prosegue su una carreggiata secondaria, chiaramente meno visibile rispetto alla questione migranti ed ong, ma non per questo più lenta.
Anzi l’esecutivo ha da tempo promesso uno sfoltimento della giungla degli operatori, tariffe più basse e gestione pubblica, però la crisi politica e quella interna al ministero dei trasporti con il recente addio dei due viceministri leghisti Edoardo Rixi ed Armando Siri, hanno fatto precipitare la priorità dell’operazione in basso: più che le autostrade, adesso nei palazzi si pensa alla sopravvivenza, anche nella sede del ministero. Eppure qualcosa si è mosso e continua a muoversi: al centro della strategia, c’è Anas.
La società, entrata in orbita Ferrovie nonostante la contrarietà del governo, ha in mano le principali arterie del Paese: «Siamo il principale gestore di strade in Europa con più di 30 mila chilometri di rete che richiedono attenzione costante e investimenti notevoli» ha ribadito il presidente Claudio Andrea Gemme nelle numerose apparizioni davanti alle platee di industriali. Mancano però le autostrade come ciliegina finale sulla torta: riuscire a portarle in dote ad Anas darebbe un nuovo ruolo alla società, anche dal punto di vista economico.
Infatti rendere pubbliche le concessioni autostradali è uno dei pallini del governo, diventato imperativo dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi e la guerra con Autostrade per l’Italia ed in particolare con i Benetton, esasperata in questi ultimi giorni. Come riuscirci è molto complicato, ma alla base l’idea c’è: Anas, a quanto confermano diverse fonti, ha elaborato una strategia e aspetta solo il via libero politico per metterla in campo. La società guidata dal manager genovese Gemme, un anno fa ha dato vita ad Aca, acronimo di Anas Concessioni Autostradali. È una “scatola” creata dal precedente management e da una maggioranza politica diversa, ma che ora potrebbe tornare molto utile. Certo va riempita: ad oggi il contenitore è “vuoto”, ma non per questo meno attraente.
Inoltre ci sono diverse concessioni in scadenza in Italia e il focus attualmente è sulla Liguria: la concessione per Salt, l’autostrada di Levante, con il tratto che collega Sestri a Livorno, scadrà a fine luglio; quella dell’Autostrada dei Fiori, da Savona a Ventimiglia, nel 2021. Entrambe fanno parte del gruppo Gavio ed anche la regione Liguria aveva un piano per gestire quei due tratti. Senza colpo ferire o quasi, la gestione potrebbe passare in mano pubblica, proprio attraverso la società di Anas. «Il “subentro” alla scadenza della concessione ha un costo ridotto e l’Europa non potrebbe eccepire nulla, con l’affidamento ad Aca, azienda interamente pubblica» confida un esperto del settore.
Così la Liguria potrebbe fare da apripista alla nazionalizzazione delle autostrade. Anas ha già oggi partecipazioni rilevanti in diverse società di gestione (Cav in Veneto, Cal in Lombardia, il Traforo del Frejus), riscuotendo anche i pedaggi. Se l’esperimento ligure avesse successo, si potrebbe replicare nel resto del Paese, dove il calendario delle scadenze è ancora ingarbugliato, i tavoli di trattativa con l’Europa sono saltati e la guerra con il principale gestore (Aspi) è appena entrata nel vivo. Così Anas potrebbe spianare la strada al governo per una soluzione rapida.
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