È ufficialmente nato e partito il primo progetto promosso dall’headhunter Patrizia Fontana per posizionare l’Italia come polo di attrazione per i talenti che vivono all'estero: “Talents in Motion”, ovvero la prima iniziativa di Social Responsibility promossa da oltre 40 grandi gruppi italiani ed esteri presenti in Italia, impegnati a promuovere l’attrattività del nostro Paese presso le migliaia di giovani che si sono trasferiti in altri Paesi o stranieri che vogliono considerare l’Italia come paese dove lavorare.
Talents in Motion, progetto su cui Patrizia Fontana ha catalizzato le energie di Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi, Yes Milano, Regione Lombardia, Unione Confcommercio, Assolombarda, Anitec-Assinform, Confindustria Digitale e Forum della Meritocrazia, è una piattaforma online che connette le aziende italiane ai talenti all’estero, promuovendo le opportunità lavorative che l’Italia offre con una visibilità internazionale. I talenti oltre a questo possono trovare tutte le informazioni necessarie sul contesto fiscale, legale e amministrativo e trovare articoli ad hoc che valorizzano il panorama aziendale italiano.
La presidente Patrizia Fontana ha raccontato gli obiettivi principali del progetto: "Mettiamo in contatto i giovani che si sono trasferiti all'estero per lavoro e che vorrebbero rientrare nel nostro Paese con le grandi aziende italiane. Per talento intendo le competenze di cui abbiamo bisogno per uno sviluppo sostenibile delle imprese e quindi per crescere.
È fondamentale avere brain circulation. Per questo motivo è nostro dovere costruire un progetto per far sì che ci siano aziende, istituzioni e università che, unite, aumentino l’attrattività italiana. Sulla nostra piattaforma, tutte le persone che si trovano all’estero potranno trovare informazioni sulle aziende, vedranno le posizioni aperte e otterranno le notizie che possono interessare a chi guarda l’Italia come Paese dove venire a lavorare. Il nostro progetto ha due anime: lavorare insieme per migliorare l’Italia e comunicare al meglio il nostro Paese".
La scarsa attrattività di talenti da parte dell’Italia deve essere inquadrata nel contesto più ampio della ridotta crescita economica del Paese e dei limitati investimenti in innovazione. Attrarre talenti in Italia è di per sé generatore di crescita economica. Secondo gli ultimi dati disponibili il fenomeno della fuga dei cervelli ha un costo in Italia di circa 14 miliardi di euro l’anno, equivalente a un punto percentuale del PIL. Sono circa 81mila gli studenti che hanno intrapreso percorsi professionali fuori dall’Italia, contribuendo in parte anche alla creazione del profondo divario che esiste con gli altri partner internazionali in fatto di competenze digitali.
Proprio il tema del valore dei talenti è stato al centro dell’inaugurazione. Da un lato sono stati presentati i risultati dell’indagine “Talenti italiani all'estero. Perché tanti partono e pochi ritornano”, condotta dall’Ufficio Studi di PwC Italia su 130 giovani talenti italiani che vivono e lavorano all’estero. Il campione, composto per il 53% da donne e per il 47% da uomini provenienti da 20 diversi paesi, è rappresentato per il 43% da under 30 e il 90% ha almeno una laurea.
Obiettivo dell’indagine qualitativa è stato individuare le principali ragioni che spingono i talenti italiani a spostarsi all’estero, le motivazioni per cui sarebbero disposti a ritornare in Italia e i principali fattori che disincentivano il loro rientro. Emerge dall’analisi che il 50% si definisce in fuga dalle criticità del mercato globalizzato e solo il 29% si definisce a caccia di opportunità in un mondo globalizzato. Gli expat vedono l’Italia come un Paese dalle scarse prospettive: l’85% ritiene che il paese in cui lavora offra migliore contesto professionale e maggiori prospettive di carriera rispetto all’Italia.
Il 26% non tornerebbe più in Italia, anche a fronte di un’offerta più remunerativa o prestigiosa, mentre il 68% tornerebbe ma solo a fronte di una posizione con uguale o maggiore prestigio e remunerazione. Significativo notare che il 60% dei talenti da quando è all’estero non ha più cercato opportunità in Italia, solo il 16% resta attivo nella ricerca.
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