La guerra dei 5Stelle contro Atlantia non si arresta: così come il braccio di ferro tra Di Maio e Salvini sulla revoca della concessione. Il primo vuole stracciarla subito, per punire i Benetton per il crollo del ponte, il secondo aspetta invece le carte prima di decidere e non vuole farsi trascinare in un battaglia che non sente propria.
Tant'è che di fronte ai reiterati affondi dell'alleato pentastellato ha risposto polemicamente in consiglio dei ministri: «Mi attacca su Autostrade - ha tuonato il capitano - e poi non viene alla riunione, basta». Non è però certo una novità che da settimane il Movimento punzecchi la Lega senza soste, accusandola di voler difendere il gruppo privato, di restare in silenzio, di evitare l'affondo. «Su Autostrade e Benetton - ha ribattuto ieri il leghista - chi ha sbagliato deve pagare, ma non devono andarci di mezzo migliaia di lavoratori o di piccoli risparmiatori italiani che non hanno colpe. Come per Ilva e Alitalia, non devono essere i lavoratori a pagare per errori di altri».
Anche Di Maio ha precisato che la sua assenza al cdm era nota da tempo. All'indomani del parere del Mit che ha indicato in Autostrade il responsabile del cedimento del Ponte, è scattata l'offensiva legale della società che contesta il punto centrale della relazione. O almeno quello che è emerso del documento di 63 pagine messo a punto dai tecnici del Mit. Nel mirino il passaggio in cui si afferma che «il crollo ha comportato la mancata restituzione di un bene affidato ad Autostrade per l'Italia, che era tenuta a restituirlo integro». E «ciò configura un grave inadempimento che consente la revoca unilaterale della concessione». Per l'azienda del gruppo Benetton questo ragionamento non sta in piedi. Dalle anticipazioni - si spiega in un nota - non «sembrerebbe emergere alcun grave inadempimento agli obblighi di manutenzione ai sensi del contratto di concessione».
Peraltro la «presunta violazione dell'obbligo di custodia, di cui all'art. 1177 del codice civile, costituirebbe un addebito erroneo ed inapplicabile al caso di specie, trattandosi di una infrastruttura che sarà restituita allo Stato al termine della concessione, per effetto della sua ricostruzione affidata dal Commissario per Genova ed interamente finanziata da Aspi». Sia come sia si preannuncia una battaglia legale a tutto campo.
E mentre il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli ribadisce che la revoca della concessione per Autostrade riguarderà l'intera rete, essendo venuto meno il rapporto di fiducia tra concedente e concessionario, dalla società fanno notare di non aver ricevuto alcuna comunicazione in relazione al procedimento in corso. Aspi contesta quindi «il metodo di diffusione alla stampa in modo pilotato e parziale di stralci di tale relazione, prima ancora che essa sia resa nota alla controparte». Secondo uno dei più autorevoli giuristi dell'Università di Genova «l'idea che il concessionario sia gravemente inadempiente per il solo fatto di non poter restituire alla fine della concessione il ponte crollato è inconsistente, in termini legali ma anche di buon senso. Il concessionario non deve restituire gli stessi identici manufatti avuti in concessione, anche perché le strutture autostradali sono soggette a continue modificazioni, aggiornamenti, miglioramenti nel tempo. Deve restituire manufatti che nella sostanza equivalgano a quelli avuti in concessione, e questo Aspi avrebbe fatto se le fosse stato consentito di ricostruire il Ponte: cosa che invece le è stata preclusa».
Tra l’altro Autostrade sta pagando la ricostruzione del Ponte, che rientrerà nel perimetro della concessione. Braccio di ferro anche sul nodo risarcimenti: in ballo ci sono 20-25 miliardi. I termini della convenzione prevedono, si legge nella nota di Autostrade, «nella denegata ipotesi di revoca, il pagamento di un cosiddetto indennizzo che corrisponde al giusto valore della concessione, secondo i criteri contrattualmente previsti. La sussistenza di tale obbligo di indennizzo è confermata anche dalla stessa relazione della commissione», rileva la nota del gruppo. I 5Stelle sostengono invece che «sono nulle (o comunque non applicabili al caso) alcune clausole della convenzione che prevedono risarcimenti per risoluzione anticipata».
Intanto in Borsa il titolo di Atlantia continua a soffrire: ieri nuovo calo del 3,23%. La fase di incertezza ovviamente condiziona il mercato che tra l'altro invoca trasparenza e vorrebbe leggere nero su bianco le conclusioni della commissione del Mit per valutarle nella loro interezza.
twitter@ImpaginatoTw