Una nuova chiusura ad Atlantia nella partita per il salvataggio di Alitalia e parole dure nei confronti della holding controllata dalla famiglia Benetton, che replica parlando di “gravi danni reputazionali”, con un Luigi Di Maio pronto alla controreplica: “Sono più veloci a minacciare querele che a chiedere scusa ai familiari delle vittime del ponte Morandi”.
Le parole del vicepremier sul coinvolgimento di Atlantia nel tortuoso processo di ricerca di un socio per la compagnia di bandiera diventano terreno di scontro tra il governo (o almeno una sua parte, quella M5S) e la società che controlla Autostrade. Con Confindustria che chiede al premier Giuseppe Conte di chiarire “a nome di tutto il Governo la linea da tenere su questi delicati dossier” e a Di Maio di “non governare con il rancore”.
E l’altro vicepremier Matteo Salvini, critico nei confronti dell’alleato perché “chi ha dei morti sulla coscienza paga e pagherà, io non faccio il giudice” ma “poi ci sono aziende che danno migliaia di posti di lavoro e prima di dire sono ‘decotte’ bisogna pensare che ci sono in ballo migliaia di posti di lavoro”.
La miccia sono le dichiarazioni del vicepremier Di Maio a ‘Porta a Porta’: “Il giorno in cui come governo in maniera coerente verranno revocate le concessioni al gruppo che controlla Autostrade per l’Italia, come promesso dopo il crollo del ponte Morandi, quell’azienda avrà delle difficoltà, perderà valore in Borsa”. E quindi sostiene il vicepremier “se li mettiamo dentro Alitalia, faranno perdere valore anche ad Alitalia, faranno precipitare gli aerei”. Insomma in caso di revoca dice “Atlantia è decotta, non può essere coinvolta” nella partita Alitalia.
Una posizione, quella espressa dal leader M5s, sul quale il governo è tutt’altro che compatto. Le dichiarazioni del leader M5S a mercati aperti, durante la registrazione del programma di Rai1, secondo Atlantia “perturbano l’andamento del titolo in Borsa, anticipando la presunta conclusione di un procedimento amministrativo che il ministro Toninelli ha affermato solo ieri ‘essere ancora in corso’, e determinano gravi danni reputazionali per la società”.
In una nota la holding spiega che “si riserva di attivare ogni azione e iniziativa legale a tutela dei propri interessi, dei dipendenti, degli azionisti, dei bondholders e degli stakeholders tutti”.
La società controllata dai Benetton ha ricordato che sulla base del contratto di concessione in essere “ogni ipotesi di revoca – ove mai ne venissero accertati i presupposti – richiederebbe il previo pagamento del valore della concessione stessa, nei termini contrattualmente previsti e approvati per legge”. Atlantia rivendica inoltre, riguardo al “decotta” in caso di revoca, di essere “il leader mondiale nel settore delle concessioni autostradali e aeroportuali, con oltre 14mila km di rete e 30mila dipendenti nel mondo”.
Immediata ed altrettanto aspra la replica di Di Maio: “Il gruppo Atlantia e dunque i Benetton hanno appena minacciato di querelarmi perché – a loro dire – le mie parole sulla revoca della concessione ad Autostrade e le mie dichiarazioni su Alitalia potrebbero danneggiare il loro titolo in borsa. E certo, che importa a loro se nella tragedia del ponte Morandi, quasi un anno fa, morirono più di 40 persone innocenti”. I Benetton, attacca, “sono stati più veloci oggi a rispondere al sottoscritto (minacciando azioni legali) che a chiedere scusa ai familiari delle vittime, scuse che come molti di voi ricorderanno arrivarono con un ritardo imbarazzante. Se a questi gruppi di potere tocchi il portafogli è la fine. E questo è quello che bisogna fare per riportare le cose nella giusta direzione. Oggi abbiamo capito che per i Benetton contano più i mercati finanziari che le persone”. Ma accanto ad Atlantia si schiera Confindustria che “ricordando che non si governa con l’ansia e il rancore e che la politica dovrebbe avere il senso del limite”, chiede al presidente del Consiglio di chiarire “a nome di tutto il Governo la linea da tenere su questi delicati dossier per evitare che venga compromessa, come nel caso dell’ex Ilva di Taranto, la credibilità del Paese e la certezza del diritto”.
“Si tratta – prosegue Confindustria – di affermazioni molto critiche perché anticipano le conclusioni di un procedimento amministrativo nel pieno del suo svolgimento e per i gravi effetti che potrebbero avere su una società quotata in Borsa”.
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