Sisma, Report Errani: in Abruzzo cratere meno esteso, ma popoloso e con più presenza di giovani


Bilancio del Commissario per la ricostruzione ad un anno dal terremoto del 24 agosto


di Ilaria Proietti
Categoria: ABRUZZO
16/08/2017 alle ore 14:01



Il Sisma del Centro Italia ha colpito un territorio di quasi 8000 km di cui 2000 km inseriti in aree protette o parchi naturali, 140 Comuni, di cui più del 50 per cento localizzati ad un altitudine superiore ai 900 metri, di questi 130 Comuni hanno meno di 10.000 abitanti e 56 Comuni hanno meno di 1000 abitanti. Sono alcuni dei dati che vengono evidenziati nel report elaborato dal Commissario per la ricostruzione Vasco Errani. Le persone colpite sono quasi 600.000 di queste il 25 per cento è rappresentato da anziani over 65 anni mentre i bambini sotto i 14 anni è pari al 12 per cento ovvero sotto la media nazionale di 2 punti percentuali. Ovviamente in ciascuna delle quattro regioni coinvolte il terremoto ha colpito in maniera diversa. Dai quattro focus si deduce che in Abruzzo si è registrato il cratere più popolato, dopo le Marche, sebbene il meno esteso. La metà dei comuni abruzzesi interessati dagli eventi è al di sopra dei 1000 metri sul livello del mare e la popolazione che ne è rimasta coinvolta è la più giovane rispetto a quella delle altre tre coinvolte e cioè Marche, Umbria e Lazio.

Tornando ai dati che riguardano il sisma nel suo complesso gli edifici coinvolti sono stati 185.541 di cui 162.991 hanno destinazione residenziale: complessivamente si tratta di 340.000 abitazioni il 30 per cento delle quali è rappresentato da abitazioni vuote o occupate da non residenti. Anche dal punto di vista della collocazione delle abitazioni l’area del cratere risulta problematica: le case sparse rappresentano il 15 per cento in Umbria, il 24 per cento nelle Marche, il 6 per cento in Lazio ed il 7 per cento in Abruzzo. Le aziende agricole sono circa 25.000, le strutture ricettive coinvolte sono 1800 per 42000 posti letto. L’attività dei tecnici del ministero dei Beni culturali ha interessato circa 16.900 beni culturali mobili storico-artistici e archeologici, e 10.000 volumi di beni librari e 4500 metri lineari di beni archivistici prevalentemente ricoverati presso gli Archivi di Stato di Rieti e di Spoleto. L’attività relativa agli interventi di messa in sicurezza del patrimonio culturale, ha riguardato circa 950 edifici.

Il sisma del Centro Italia, inoltre, non è soltanto il sisma dei “piccoli comuni” ma di piccoli comuni caratterizzati dalla presenza di molte frazioni: si pensi ad esempio al Comune di Amatrice che a fronte di 2532 abitanti e di un territorio di 174 Km segnala la presenza di 49 frazioni. In buona sostanza, gli eventi sismici 2016/2017 colpiscono un territorio più complesso ed eterogeneo rispetto ai territori coinvolti negli eventi passati. “Un territorio – si legge in uno dei contributi allegati al Rapporto - peraltro già fortemente provato dalla crisi economica e dal conseguente spopolamento, con istituzioni locali di piccole dimensioni che difficilmente possono sostenere, senza i necessari supporti, l’impatto non soltanto economico ma anche procedurale di una ricostruzione così vasta e significativa”.

Il Report è corredato di una prefazione scritta a cura dello stesso Errani e dei presidenti delle quattro regioni coinvolte Luca Ceriscioli (Marche), Catiuscia Marini (Umbria), Nicola Zingaretti (Lazio) e Luciano D’Alfonso (Abruzzo).  Che insieme scrivono: “24 agosto, 26 e 30 ottobre, 18 gennaio: nell’arco di 5 mesi il territorio del Centro Italia e la sua gente hanno sofferto i lutti e le rovine del più grave e complesso evento sismico ed anche meteorologico che ha colpito il nostro paese da molti decenni a questa parte. Si è risposto con una grande prova di solidarietà umana nazionale ed internazionale, con una grande prova di professionalità e dedizione del sistema di Protezione Civile. Con una grande prova di dignità delle comunità colpite e di unità delle istituzioni democratiche”. E ancora. “La bussola che ci ha guidati in questo lavoro, ha dei punti cardinali che possono essere così riassunti: le regole comuni sono valide nella misura in cui sono al servizio di una ricostruzione che parte dal basso; l’obiettivo non è solo fatto di pietre, per quanto preziose, ma è quello di ricostituire la comunità, di ricostruire una identità ed una voglia di futuro, guardando avanti verso realtà più avanzate per servizi, infrastrutture, opportunità per tutti;  priorità quindi alle scuole ed al lavoro, per contrastare lo spopolamento; avvicinare il luogo delle scelte e del confronto necessario per avviare la ricostruzione, ai cittadini ed alle famiglie, dando ai Sindaci un ruolo decisivo in questo processo. Arrivati ormai ad un anno dal primo sisma, a nove e sette mesi da quelli successivi, abbiamo ritenuto utile fare il punto sull’impianto messo in atto per la ricostruzione. Da questa dolorosa esperienza può venire un messaggio a tutto il Paese: con il lavoro e l’impegno solidale possiamo essere una Italia meglio organizzata, capace di affrontare drammi ed emergenze con più efficienza, con norme condivise e con più fiducia in noi stessi”.