Accoglienti, belle, di moda, ospitali, super ricettive? Niente di tutto questo: le spiagge abruzzesi, al massimo, vengono citate perché sono più abbordabili, meno care, niente di più. E nemmeno tutte, solo due: Alba Adriatica e Francavilla al mare. L’Abruzzo fa flop nel turismo ed è un flop antico, vecchio di anni, da quando (cioè da sempre) le politiche adottate dalla Regione e da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni si sono rivelate autoreferenziali, attente a distribuire soldi all’interno del perimetro elettorale e mai a promuovere iniziative di rilancio all’esterno, di cura dell’ambiente e del territorio, di stimolo agli operatori turistici. Insomma, siamo all’anno zero.
Lo certifica senza ombra di dubbio una classifica stilata dal Sole 24 ore che trae spunto dal rialzo dei prezzi e dalla fuga dei vacanzieri verso mete estere più appetibili e meno care. Sì, per la prima volta negli ultimi cinque anni la durata media della vacanza balneare scende sotto i dieci giorni, a 9,2 giorni di vacanza media, contro i 10,3 dello scorso anno. È il trionfo del nomadismo: il 67,8% degli italiani che intendono quest’estate fare una vacanza in una località balneare, secondo Il Sole, è disposto a cambiare scelta all’ultimo minuto se ha la certezza di trovare un’opzione “light & hight”, nasce da qui l’altissima quota dei nuovi turisti nomadi, altamente infedeli a qualsiasi località.
E poi 4 operatori su 10 hanno aumentato i prezzi. Gli alberghi delle località balneari (Centro-Nord) hanno apportato un aumento di prezzo dei listini pari al +2,2%; gli alberghi del Sud hanno rincarato del +4,1%; le strutture plein air (villaggi turistici, campeggi ed aree di sosta) delle località balneari hanno aumentato i prezzi del +4,3%; le altre strutture ricettive extra-alberghiere (RTA, B&B, agriturismi, case e appartamenti per vacanze, ostelli per la gioventù) hanno apportato un aumento dei prezzi pari al +5,5%; i servizi di spiaggia subiranno un aumento complessivo che si attesta al +2,1%; la ristorazione aumenta di una quota pari al +1,5%; i costi del viaggio rispetto allo scorso anno crescono del 3,3%; le spese per lo svago (visite, escursioni, divertimento su base nazionale) segnano un incremento pari al +1,9%.
Ma è la classifica delle spiagge che desta allarme: l’Abruzzo non c’è. L’offerta mare viene vinta dall’Emilia Romagna, seguita da Sardegna e Veneto, l’area balneare più trendy è invece considerata la Sardegna, seguita da Sicilia e Puglia. Per la migliore ricettività vince l’Emilia, seguita da Sardegna e Toscana. Le migliori spiagge ci sono invece in Sardegna, Calabria e Sicilia. Il verde più bello a corredo del mare lo troviamo invece in Emilia, Veneto e Toscana.
Rimini è la destinazione più accogliente e ospitale, seguita da Jesolo e San Benedetto del Tronto; Riccione è la località più alla moda, seguita da Forte dei Marmi e Cervia-Milano Marittima; la più rilassante e tranquilla è invece Sabaudia, seguita da Budoni e dalle isole Egadi. Quella più divertente e giovanile Gallipoli, seguita da Porto Cesareo e da Cervia. Ed ecco finalmente l’Abruzzo: la più conveniente Alba Adriatica, poi Francavilla al Mare e San Benedetto del Tronto. La più costosa invece Porto Cervo seguita da Portofino e Capri. La località balneare più comunicata e vista in tv e in pubblicità è Riccione seguita da Rimini e Arbatax.
ps: Dati che dovrebbero far riflettere. E che bocciano, senza sconti, la politica del turismo adottata dalla Regione almeno negli ultimi dieci anni. Non c’è proprio speranza.
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