“Se non avrò risposte chiare, rimetterò al Colle il mandato. Basta provocazioni, così non possiamo lavorare”. Sono le parole con cui il premier Giuseppe Conte, in occasione della conferenza sotampa convocata a Palazzo Chigi, dà i sette giorni agli azionisti di maggioranza dell'esecutivo, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
"Personalmente resto disponibile a lavorare nella massima determinazione di un percorso di cambiamento – ha aggiunto - Ma non posso compiere questa scelta da solo. Le due forze politiche devono essere consapevoli del loro compito". In caso contrario, precisa, non si presterà a “vivacchiare per prolungare la mia presenza a palazzo Chigi, molto semplicemente rimetterò il mio mandato".
E ancora: "Ho sempre ritenuto che il contratto fosse un elemento di forza del governo: è la modalità più lineare e trasparente per dar vita a un governo tra due distinte forze politiche con contenuti programmatici diversi e contesti valoriali distinti. Mi sono determinato ad accettare l'incarico perché, pur consapevole di essere privo di una mia forza politica di sostegno, ho ritenuto di poter attingere dall'articolo 95 della Costituzione e alle prerogative ivi indicate, che definiscono ruolo e poteri del premier".
In sostanza il premier indirizza le sue parole ai due vicepremier, ma al contempo difende l'operato portato avanti fino ad oggi dall'esecutivo. Nel mezzo, la precisa richiesta di interrompere il clima da Vietnam, ("Voglio una risposta chiara e rapida"), senza dimenticare lo scoglio che mercoledì prossimo andrà affrontato: l'Ue.
"Una procedura ci farebbe molto male. Le regole vanno rispettate – dice a proposito della lettera sui conti - finché non saranno cambiate".
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