Alla fine ha deciso di fare ricorso, nonostante il parere negativo dell’Ufficio legislativo del Consiglio regionale. La Regione Abruzzo ha deliberato all’unanimità di costituirsi in giudizio davanti alla Corte costituzionale contro il governo che il 28 giugno scorso ha impugnato la legge regionale del 27 aprile sulla “Tutela del legittimo affidamento dei concessionari balneari”. Un ricorso che secondo lo stesso Ufficio legislativo regionale non ha le gambe per camminare.
“Appaiono difficilmente superabili – scrive il dirigente Francesca Di Muro – i rilievi sollevati dal governo nella parte in cui la Regione prefigura una tutela dell’affidamento secondo forme specifiche e proprie della Regione, in base a scelte rimesse ai Comuni, così trascurando che tali situazioni devono essere regolate in maniera uniforme sul piano nazionale, per le esigenze di disciplina della concorrenza e di parità di trattamento, al cui presidio sono posti gli invocati titoli di competenza esclusiva dello Stato”.
Giuseppe Di Pangrazio
Insomma, la norma regionale, quella che stabiliva che il rilascio di nuove concessioni dovesse avvenire senza pregiudizio di quelle rilasciate prima del 2009, secondo il governo “è invasiva delle competenze di tutela della concorrenza e dell’ordinamento civile”. E quindi, l’Ufficio legislativo, nel parere inoltrato alla Regione, conclude lapidario che “non sembrerebbero ravvisarsi nella fattispecie in esame idonei elementi difensivi utili per l’eventuale costituzione in giudizio”.
E invece, avanti tutta: l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale ha deciso di andare avanti comunque. E si è rivolto anche alla Direzione Affari della presidenza, che tra l’altro cura il supporto tecnico alla quarta commissione consiliare presieduta da Luciano Monticelli, fedelissimo del presidente Luciano D’Alfonso, e lì ha trovato conforto: una piccola, piccolissima scucitura fornita dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia europea che riconosce, in alcune condizioni, la tutela del legittimo affidamento, ha consentito al presidente Di Pangrazio di costituirsi in giudizio.
E così, con questo minimo spazio, la Regione va alla guerra.
ps: Per difendere la sua legge e per tutelare i balneatori che avevano ottenuto importanti tutele in contrasto alla direttiva Bolkestein.