Si torna a parlare della Tav, il treno ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino e Lione. Alberto Cirio, il nuovo governatore di centrodestra del Piemonte, ha detto che la grande opera si farà “senza se e senza ma”. Della stessa idea com’è noto, è anche il ministro dell’interno e vicepremier Matteo Salvini che, dopo il 34% di consensi ottenuto alle europee, ha parlato della linea ferroviaria come di una priorità, al pari del decreto sicurezza bis e della flat tax. “Si va avanti, questo gli italiani ci chiedono, abbiamo già il cronoprogramma” ha commentato Salvini all’indomani delle elezioni. “Questo voto italiano e francese permetterà all’Europa di investire ancora più soldi sulle grandi opere, come la Tav e altre infrastrutture stradali, portuali e aeroportuali. È un mandato chiaro: andate e fate”.
L’ultima volta che si è parlato di Tav è stato il 10 marzo 2019. Quel giorno il premier del consiglio Giuseppe Conte ha inviato una lettera a Telt, la società che gestisce i lavori di scavo del tunnel di base, e ha ottenuto che non pubblicasse i bandi per la costruzione di 45 chilometri di tunnel in territorio francese, ma solamente “avvisi di interesse”: una raccolta di candidature delle aziende interessate a partecipare ai bandi. La lettera si basava su un cavillo burocratico (Telt di fatto è andata avanti con l’opera) ma ha permesso al governo italiano di prendere altro tempo per decidere cosa fare con l’opera, e di risolvere l’ennesimo scontro che si era creato tra il Movimento 5 Stelle e la Lega. Il partito di Luigi Di Maio infatti è fortemente contrario all’opera e ha fatto proprie le istanze dei movimenti No Tav; la Lega invece voleva e vuole tuttora portare a termine la linea ferroviaria.
Sulla Tav sono stati fatti anche diversi studi di fattibilità: il lavoro dei tecnici non ha però fatto molta chiarezza. In un primo momento è stata infatti pubblicata l’analisi costi-benefici nella quale si affermava che l’opera aveva un valore negativo compreso tra i 5,7 e gli 8 miliardi di euro e non avrebbe snellito il traffico; poi i dati sono stati contestati e si è ipotizzato che l’opera potesse apportare benefici per 400 milioni di euro. Infine come se non bastasse, gli stessi autori dello studio hanno rivisto alcuni calcoli e cambiato in parte il risultato finale. In base a quest’ultimo documento, il saldo dell’opera resterebbe negativo ma scenderebbe da 7 a 3,5 miliardi di euro: la stessa somma che l’Italia dovrebbe pagare se decidesse di sospendere l’opera.
La Lega ha provato a imporre la sua linea con un emendamento all’articolo 4 dello sblocca cantieri, un decreto che contiene una serie di norme che dovrebbero ridurre i controlli e i regolamenti su appalti ed edilizia e rilanciare così la crescita. L’emendamento prevede di commissariare la parte internazionale della struttura (in tutto ci sono tre parti, un’altra è di competenza italiana e un’altra ancora di competenza francese) ed è fortemente osteggiato dal Movimento 5 stelle. “Ricordo che è un tratto gestito da una società internazionale e riguarda un tratto transfrontaliero quindi non è certamente commissariabile” ha detto ai microfoni di LaPresse Stefano Patuanelli, capogruppo dei grillini al senato.
L’emendamento è stato ritirato nel voto in Commissione ma come ha sottolineato il segretario delle Infrastrutture Edoardo Rixi, verrà ripresentato all’assemblea. La stessa volontà è stata espressa anche da Massimiliano Romeo. Il presidente dei senatori della Lega ha confermato che l’emendamento verrà discusso in aula e la Tav andrà comunque avanti. L’unico espediente per fermarla ufficialmente sarebbe infatti un voto del parlamento che annulli il trattato stipulato con la Francia per realizzare la Tav, cosa che finora non è stata fatta. Un motivo potrebbe riguardare banalmente i numeri: la maggior parte dei deputati è infatti a favore dell’opera.
Nei prossimi giorni Telt dovrebbe pubblicare i bandi per realizzare i 12,5 chilometri della linea in territorio italiano. Il governo dovrà quindi ricorrere di nuovo agli avvisi di interesse o prendere una decisione.
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