Regionali d'Abruzzo: e se tra laboratorio e manicomio la spuntasse il futurismo?


Proviamo a ragionare, al di là di slogan, promesse e magliette da indossare


di Francesco De Palo
Categoria: Editoriale
08/02/2019 alle ore 11:31



Che succede lunedì in Abruzzo? E se tra laboratorio e manicomio la spuntasse il futurismo? Il voto regionale, mai come questa volta, è diverso e decisivo.

In primo luogo perché l'alleanza territoriale non rispecchia quella nazionale: se nelle regioni il centrodestra prosegue il gioco col suo schema classico Lega, Fi e Fdi, tutti sanno che a Palazzo Chigi è un'altra storia (ma fino a quando?).

Per cui la diversità presenta un nodo non da poco, in quanto l'elettorato se da un lato può ritrovare quell'unità che attende, dall'altro potrebbe essere fuoriviato dal cambio di strategia dell'allenatore di quello schieramento.

Decisivo, dicevo, perché per la prima volta una forza anti sistema come il M5s ha numeri importanti che potrebbero addirittura spingerla a vincere la competizione abruzzese. Tra i pro presenta la spinta del cambiamento che ha portato il movimento del comico Beppe Grillo a governare l'Italia. Tra i contro vi sono le piccole crepe che stanno facendo capolino tra gli elettori (calati rispetto al marzo 2018, mentre la Lega li ha raddoppiati) anche per via di una classe dirigente non all'altezza.

L'esempio del caso infrastrutturale, con sugli scudi, la Tav, la A24 e il Tap è protofanico, al pari della guerra dichiarata a Parigi con cui l'Italia ha uno scambio commerciale da miliardi di euro assieme a 1200 posti di lavoro.

Infine il jolly che sta giocando una figura di garanzia come Giovanni Legnini, già vicepresidente del Csm e sprovvisto di una tessera partitica: nel suo viaggio elettorale eccolo affiancato da nuovi compagni di viaggio, come il popolo delle liste civiche, vero raccordo con territori e sensibilità prima che da un partito vero e proprio.

Segno che se rivoluzione deve essere, rivoluzione sia: in tutti i sensi, per tutti i gusti e con l'occhio rivolto alla luna e non all'orticello dinanzi alla propria casa.

Ecco, l'auspicio è che finalmente da lunedì si possa intravedere una progettazione seria, un piglio futurista che scommette sul nuovo (ma di sostanza) e lo porta fino in fondo, una visione lungimirante su cosa sarà dell'Abruzzo nel 2030, per dare respiro a cittadini e imprese. Senza voli pindarici, senza generiche promesse di più pace nel mondo o vagiti da tagliatori di teste in stile rivoluzione francese.

Perché non è sufficiente mettere in scena una forca quando poi, dopo le teste che rotolano, non resta che cenere. E solo quella.

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