Perché il Mediterraneo sarà centrale per la geopolitica (anche italiana)


Israele mostra i muscoli (con Cipro) alla Turchia: seconda esercitazione militare congiunta in due mesi. Ecco la risposta ad Ankara


di Francesco De Palo
Categoria: Francesco De Palo
22/12/2018 alle ore 10:06

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I piloti israeliani si sono addestrati contro il sistema avanzato di difesa missilistica S-300 in Grecia, casualmente lo stesso appena acquistato dalla Turchia. E il ministro degli esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu ribadisce che il ritito delle truppe turche dalla parte di Cipro occupata è un sogno “che non accadrà mai". 

Ci sono tutti gli ingredienti per un finale di anno con davvero poca diplomazia nel Mediterraneo orientale, a dimostrazione di come il vecchio continente sia tornato strategico nello scacchiere mondiale.

Gas, Siria, Libia e Balcani sono lì a dimostrarlo, nonostante l'imbarazzante inconsapevolezza di certa politica accanto ai goffi tentativi di chi nel 2011 ha deciso in solitaria per il caos a Tripoli e oggi sgomita per incidere ancora.

Il nodo ad Ankara è sempre lo stesso: c'è chi aspira a metterla fuori dalla Nato per via delle numerosissime contraddizioni che incarna e chi pensa, invece, che serve tenerla dentro l'alleanza.

Nel mezzo i continui dissidi sul gas presente a Cipro, la cui parte settentrionale è stata dalla Turchia occupata dal 1974 in risposta ad un tentato colpo di stato ellenico. Le intrusioni di Ankara in un settore, quello del diritto internazionale dove non ha appigli e le rivendicazioni di Erdoan contro i trattati.

La strategia legata al dossier idrocarburi è così strutturata sul nuovo asse Israele-Egitto-Cipro-Grecia per via dell'Eastmed, il mega gasdotto che giungerà sino al canale d'Otranto: un'opera lunga almeno 1500 km dai costi faraonici ma che consentirà all'Eurpa di diversificare l'approvvigionamento energetico. I nuovi giacimenti scoperti in Egitto dall'Eni rappresentano un fiore all'occhiello per l'Italia, che è chiamata in questa fase a “passare all'incasso” con una politica realmente inclusiva e lungimirante dell'intera area euromediterranea.

Il pensiero corre alle interlocuzioni con chi si affaccia sul mare nostrum: con la Libia dove si dice si possa tornare al voto nel 2019 con come frontman Saif, figlio del colonnello Gheddafi; con la Tunisia dove sembrano lontani anni luce i venti della Rivoluzione dei Gelsomini rimasti senza una prosecuzione, sociale e politica; con l'Egitto dove l'arte diplomatica deve sanare le ferite (anche politiche) che ci sono; con il costone balcanico dove l'Italia è di fatto superata dall'iper attivismo di Germania e Cina.

L'obiettivo, non solo per il 2019 evidentemente, deve essere quello di una maggiore armonia politica sui tavoli che contano, per evitare che Roma sia risucchiata in dinamiche già scritte altrove e attuate in un pugno di minuti, come accadde per le bombe francesi contro il rais nel 2011. I cui effetti devastanti non sono ancora cessati completamente.

 

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