No, non convince in fondo la replica del sindaco di Pescara sul mercatino e l'abusivismo, per cui c'è stato un sit in di protesta. Perché non tiene conto dei dati oggettivi di oggi e soprattuto della mancata presa d'atto di una emergenza sicurezza che, a Pescara, ha trovato plastica raffigurazione nell'aggressione di qualche giorno fa.
“L'illegalità era quella che c'era prima, non il progetto di un mercato aperto, con regole certe, sicuro e controllato", ribatte il Primo Cittadino che forse non ha visto fino in fondo cosa davvero succede in città, con sacche di indifferenza e assenza delle istituzioni che producono i frutti marci del caos, della violenza, della improvvisazione che si fa freddezza sociale.
"Quella odierna era una giornata di allestimento del cantiere dei lavori di riqualificazione e messa in sicurezza dell'area dove sorgerà il mercato etnico e dell'integrazione, una volta esperito il bando del progetto sperimentale che sta alla base di questa iniziativa. Lavori che la sedicente manifestazione di protesta non ha né bloccato, né rallentato – ha continuato - Ciò che c'era di illegale nell'area di risulta era ciò che noi abbiamo eliminato dopo ben 20 anni di mancanza di interventi. Con il mercato etnico e dell'integrazione noi vogliamo ristabilire il rispetto delle regole, lì e altrove in città. Questo, in relazione ad un'esigenza di inclusione legata ad un mercato che sarà regolato, controllato e aperto a tutte le nazionalità, senza distinzione di razza, sesso e religione, convinti come siamo che di questi tempi e per lavorare davvero per un futuro migliore, sia sempre meglio fare ponti che innalzare muri”.
Al di là della retorica sui muri e sui ponti, ciò che spicca è il distacco evidente tra la realtà che cittadini e imprese vivono quotidianamente e la stanza dei bottoni su cui preme la scadenza elettorale. Il risultato?
Soluzioni pasticciate, progetti non sempre lineari, sviste significative. E tutto perchè l'anno prossimo si vota e, a naso, un certo partito perde voti ogni giorno di più...
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