Scivolate all'Emiciclo


Troppe assenze, alcune proprio clamorose: non solo quella dell'unico rappresentante di governo abruzzese, il sottosegretario ai Beni culturali Gianluca Vacca


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
25/06/2018 alle ore 10:00

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Bello, bellissimo il nuovo palazzo dell’Emiciclo riconsegnato finalmente alla città. Una gran festa per gli aquilani, applausi e lacrime di fronte a una piazza bella, aperta a nuova vita, un segnale di speranza e di ripresa. 

Ma come in ogni festa che si rispetti, le scivolate di stile (anche di tipo istituzionale) non sono mancate. Anzi sono state tantissime.

Intanto, troppe assenze, alcune proprio clamorose: non solo quella dell’unico rappresentante di governo abruzzese, il sottosegretario ai Beni culturali Gianluca Vacca, ma anche di tantissimi consiglieri regionali che hanno disertato il taglio del nastro, come Gianni Chiodi, il capogruppo Pd Sandro Mariani, e di Forza Italia Lorenzo Sospiri. Erano presenti solo 16 consiglieri su 31, perché si sa, il week end si avvicina, meglio stare al mare. L’unica assente giustificata l’assessore Marinella Sclocco che l’indomani si è sposata, in sordina, col suo compagno Alfredo Giancola: l’unico segnale una foto postata da Alfredo con loro due rivolti verso il mare.

Poi, un’altra caduta di stile:come un pugno negli occhi, i jeans del vice presidente del Consiglio regionale Paolo Gatti, anche se indossati sotto la giacca, inguardabili e poco eleganti per una cerimonia istituzionale.

Non basta: mettiamoci pure il solito ritardo del governatore Luciano D’Alfonso, che ha costretto gli ospiti a una clamorosa attesa per il taglio del nastro, e ha dovuto farsi largo tra la folla per raggiungere il suo posto in prima fila tra il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio e l’ex sottosegretario alla Ricostruzione Paola De Micheli.

Ritardi che lui infligge a tutte le platee, sempre e comunque, ma davvero imperdonabile in questa occasione. E che lo allontana sempre più da una città che non lo ha mai amato.

Poi però si è affrettato ad abbracciare l’onnipresente e ossequiatissimo Gianni Letta: insieme sembrano due amici di vecchia data. O forse lo sono.

Mettiamoci pure che nel suo discorso ha elargito elogi al “modello Bertolaso, l’unico – ha sottolineato nel corso del convegno su “Calamità naturali e cambiamenti climatici” organizzato in occasione dell’inaugurazione dell’Emiciclo – capace di funzionare, agire e reagire. Da quel momento sono stati fatti chilometri indietro”.

Un commento che non è piaciuto agli aquilani e a quanti il terremoto l’hanno vissuto sulla propria pelle. Ma per la verità non è piaciuto l’intero discorso di D’Alfonso, che a proposito di emergenza ha aggiunto che solo

“l’autonomia, la discrezionalità e la flessibilità garantiscono la capacità di agire e reagire”, citando a mò di esempio l’incendio del Morrone della scorsa estate e le nevicate di gennaio 2017, emergenze da considerarsi “stato di guerra e quindi stato di eccezione”.

Il governatore si è dimenticato di aggiungere che sono state due guerre perse, dalla regione Abruzzo, in tutti e due i casi: il Morrone distrutto e la tragedia di Rigopiano sono ancora ben stampati nella memoria di tutti.

ps: il silenzio, qualche volta, sarebbe d’oro. E i ritardi, se si trasformassero in assenze, provvidenziali.

 

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