Gas a Sulmona: cosa c'è da sapere su benefici e rischi. Seconda puntata


Prosegue il "viaggio" itinerante nei meandri del Progetto Rete Adriatica che tramite il centro Italia modernizzerà il paese


di Paolo Falliro
Categoria: ABRUZZO
02/05/2018 alle ore 16:20

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Non è una primizia per l'Abruzzo il gasdotto che Snam intende costruire in questa regione. Ci sono già in esercizio circa mille chilometri di rete nazionale di gasdotti in tutto il territorio abruzzese, a fronte dei 34mila dislocati in tutta Italia. 

Perché dunque spaventarsi per questa nuova infrastruttura? Prosegue l'inchiesta di Impaginato su benefici e rischi di Rete Adriatica, il nuovo vettore Snam, che ha sollevato molte proteste nelle scorse settimane da parte dei no-gas.

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NIENTE RISCHI

I cinque gasdotti che Snam realizzerà in Abruzzo, di cui due sono già operativi, sono interrati e invisibili. Significa che non deturpano l'ambiente, né la visuale di residenti o turisti. Inoltre non producono emissioni né rumori. Tra l'altro dopo la posa delle infrastrutture, Snam effettua interventi di ripristino che riportano gli ecosistemi alle condizioni originarie, spesso migliorandole.

Rete Adriatica è stata progettata individuando cinque tratti funzionalmente autonomi. Ovvero ciascuna tratta può assolvere al proprio compito indipendentemente dagli altri e quindi raggiungere obiettivi come il potenziamento delle reti locali esistenti, l’aumento della flessibilità del sistema e un ulteriore miglioramento del livello di affidabilità.

Uno dei rilievi mossi dai manifestanti riguarda la logica che ha portato Snam a scegliere l'Abruzzo. Non è stata ovviamente una scelta figlia del caso ma, rispettando valutazioni di natura tecnico-ingegneristica, si è giunti all'attuale tracciato che risponde alla domanda di corridoi di passaggio compatibili, sia dal punto di vista ambientale che urbanistico, con le caratteristiche dimensionali e con lo scopo dell’opera.

Prima di giungere alla definizione della location, sono stati realizzati studi avanzatissimi sulla fattibilità dell'opera su tracciati alternativi, che però non presentavano la migliore direttrice in termini di continuità, sicurezza e compatibilità ambientale così come il tracciato abruzzese.

Nei pressi dello spartiacque appenninico, quindi, gli studi preliminari hanno individuato il sito più adatto, escludendo per motivazioni di carattere ambientale, geologiche e urbanistiche gli altri corridoi opzionati, incluso quello situato in prossimità della linea di costa Adriatica.

 

NATURA & TERRITORIO

Gli avversari di Rete Adriatica sostengono che le condizioni oridinarie di fertilità dei territori saranno compromesse con la nuova opera. Invece risulta che, tramite opportuni interventi definiti tecnicamente di mitigazione e ripristino, così come avviene in altre zone del mondo, si potrà recuperare le condizioni naturalistiche e ambientali delle aree attraversate dai metanodotti. Al primo posto c'è infatti la preservazione delle condizioni originarie di fertilità dei terreni mediante la conservazione e la protezione dei suoli.

Un intervento che comprende anche il ripristino del naturale deflusso delle acque superficiali, coadiuvato dalla cosiddetta regimazione: si tratta di azioni che hanno l'obiettivo di consolidare e stabilizzare la fascia di terreno interessata dai lavori.

La tecnica utilizzata per i fiumi si chiama trenchless: ovvero permette di stabilizzare sul fondo del terreno le tubazioni in gallerie senza scavo a cielo aperto. In questo modo si ha il vantaggio di evitare interferenze dirette con il suolo e la vegetazione, con l’assetto dei corsi d’acqua oltre che con le infrastrutture attraversate, come ad esempio possono essere strade, ponti o ferrovie.

Quindi il trenchless permette di avere dei tempi stretti relativamente alle fasi di scavo e di cantiere, e così preservare anche le opere preesistenti grazie ad un limitatissimo impatto sull’ambiente circostante.

In ultimo il continuo riferimento al rischio idrogeologico e sismico: detto in precedenza della stessa tipologia di tubazioni usate senza problemi nei luoghi più sismici del pianeta, come California e Giappone, va osservato che i lineamenti morfologici e geologici più sicuri (fondovalle, terrazzi, dorsali, ecc.) sono stati quelli scelti da Snam. Quindi siti lontani dalle aree interessate, anche solo potenzialmente, da dissesti idrogeologici o sismici.

La fase preliminare del progetto, proprio al fine di garantire standard di sicurezza elevati, ha provveduto a prendere in considerazione gli effetti diretti di un sisma potenziale sulle tubazioni interrate. Il metanodotto infatti è stato testato allo scuotimento sismico dello shaking.

I risultati hanno evidenziato l’idoneità dello spessore della tubazione a sopportare le sollecitazioni trasmesse dal movimento transitorio del terreno durante l’evento sismico.

(Continua. Fine seconda puntata)

 

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