Le paure dei Cinquestelle e la corsa di Salvini: c'è bisogno di tempo. E Mattarella lo sa


Belgio, Spagna, Olanda, Germania: rallegriamoci del fatto che oramai senza governo si può vivere e lavorare persino meglio


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
10/04/2018 alle ore 18:50

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C'è solo bisogno di tempo. Le zuffe verbali quotidiane tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini servono ad entrambi. All'uno per riaffermare il diritto alla leadership interna, all'altro per ribadire la primazia nella coalizione. Ma tutti e due sanno che dovranno alla fine parlarsi e decidersi: o insieme al governo o concorrenti al voto anticipato.

Così come sanno che un ulteriore successo elettorale in Friuli e in Molise, dove si vota tra pochi giorni, sarebbe grasso che cola. Anzitutto per Salvini che infatti continua a correre come un matto.

Per questo, e per l'assillo di giornali e tv, lo scenario, ancorchè fermo, sembra cambiare di ora in ora. Con incontri che prima dicono esserci, che poi sono messi in discussione e infine da entrambi negati.

L'impressione netta è che sia tutta una finzione. E che sarà un travaglio ancora lungo quello che porterà o alla nascita del futuro governo o alla decisione di ritornare alle urne. Lungo almeno sino a fine mese come ha intuito in primis Sergio Mattarella che s'appresta al rito di ulteriori ed inutili consultazioni.

C'è solo bisogno di tempo. Perché, oltre alle regionali, c'è anche da superare il possibile redde rationem in casa Pd. Giusto per capire se e in quanti proveranno a rottamare Matteo Renzi. E vedere anche quanti davvero decideranno di resistere nel centrodestra alla trazione leghista dopo la possibile affermazione friulana.

C'è solo bisogno di tempo. Anche se adesso la voce che sta girando con insistenza è di grande paura tra i Cinquestelle. Paura che ha soppiantato velocemente la giovanile baldanza post voto. Un'ansia, raccontano, fattasi, ora dopo ora, opprimente e che sarebbe figlia delle pressioni esercitate sul giovane Casaleggio dalle grandi banche, dalle grandi aziende, dalla grande finanza e, ancora dalla Chiesa e dall'Unione europea e financo dagli Stati Uniti. Pressioni fortissime che inviterebbero i vertici pentastellati a pensarci bene, a riflettere prima di decidersi ad abbracciare i barbari sognanti della Lega.

Pressioni per spingerli a virare decisamente verso un governo col Pd sostenuto dall'esterno (o, magari, sottobanco) anche dal Cavaliere: insomma, una specie di suicidio assistito operato dagli emissari nostrani del duo Macron-Merkel.

Mettettiamoci comodi. La vera partita non è ancora incominciata. E considerando i diversi e recenti precedenti (Belgio, Spagna, Olanda, Germania) rallegriamoci del fatto che oramai senza governo si può vivere e lavorare persino meglio. La soluzione verrà. C'è solo bisogno di tempo.

 

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