Da Balena Bianca ad acciughina: come si trasformano i centristi d'Abruzzo?


Remo Gaspari fu ministro per 17 volte, mentre alle scorse amministrative di Pescara l'Udc ha raccolto solo lo 0,4%. Trova le differenze


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
13/02/2018 alle ore 17:01

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In occasione delle elezioni regionali d'Abruzzo del 1980 (8 e 9 giugno) la Democrazia Cristiana ottenne 355mila voti, equivalenti al 45,77% del consenso. Oggi i centristi d'Abruzzo sono, bene che vada, inchiodati al 2,0% (a voler essere ottimisti, secondo i sondaggi sulla quarta gamba) mentre alle scorse elezioni amministrative di Pescara l'Udc prese 270 voti, pari allo 0,4%.

Lecito chiedersi cosa sia accaduto nel frattempo, dove siano andati quei voti, chi li abbia drenati, dove sia finito il grande bagaglio di un pezzo politico d'Italia che, nel bene o nel male, ha fatto la storia del nostro paese.

Leader politico e umano di quel partito, da Gissi, era Remo Gaspari che fu ministro sin dal 1960. Nel Governo Tambroni fu Sottosegretario alle Poste e Telecomunicazioni, carica che riuscirà a mantenere anche nel successivo Governo Fanfani III. Due anni dopo passò all'Industria e Commercio, mentre con il Governo Leone I (1963) tornò alle Poste anche durante i governi Moro I e II.

Tre anni dopo eccolo all'Interno, poi riconfermato nei governi Leone II e Rumor I. Nel 1969 passò ai trasporti e cn il Governo Rumor III andò alla riforma della Pubblica Amministrazione, carica che mantenne anche nei successivi governi Colombo e Andreotti I.

Nel Governo Andreotti II eccolo Ministro della Sanità, poi dal 1976 al 1980 numero due della segreteria Dc per poi tornare al governo nel 1980: Ministro per i Rapporti con il Parlamento con Cossiga e poi nei governi Spadolini I, II e Fanfani V di nuovo alle prese con la passione di sempre, alle Poste e alle Telecomunicazioni.

Ma non è tutto: sotto Craxi fu Ministro per la Funzione Pubblica, sotto Fanfani alla Difesa per poi coordinare la Protezione Civile del Governo Goria in sostituzione di Giuseppe Zamberletti. Con De Mita fu Ministro senza portafoglio degli interventi straordinari nel Mezzogiorno nel Governo De Mita. Infine con Andreotti a Palazzo Chigi di nuovo Ministro della Funzione Pubblica.

Ma soprattutto fu un regista anche dei destini abruzzesi: le infornate alle Poste, le partite legate alla cavalcata che negli anni '80 portò l'Italia sugli scudi, con la mamma Dc che era garanzia di sopravvivenza, presente e futura. Certo, con le ombre e gli avvisi di garanzia come le cronache riportano, ma con grandi teste e personaggi che sono stati statisti per il Paese che hanno servito.

Oggi il territorio abruzzese si interroga su chi possa essere un “padre” politico, su chi possa dare fiato alle mille esigenze di una regione martoriata dal terremoto e dalle scorie della folle tragedia di Rigopiano, su chi sia capace di avere una visione per l'Abruzzo che immagini cosa farne da qui al 2030. Non solo entro il 4 marzo.

 

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