Abruzzo mucca da mungere? Scadono i fondi per l'agricoltura e ora tocca restituirli


Tagli di nastri, annunci e promesse ma politica, a tre anni dal programma di sviluppo rurale, ha speso solo il 5,79% dei 432 mln europei


di Leone Protomastro
Categoria: ABRUZZO
24/10/2017 alle ore 15:24

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Abruzzo mucca da mungere "elettoralmente" e basta? Dunque non serve prendersela col governo centrale, con l'iperbole referendaria, con i paragoni catalani, o con dinamiche politiche che non aiutano le regioni se poi non si fanno i compiti a casa. Né serve alzare i toni puntando il dito contro nuovi nemici, contro stampa e media insolenti, o contro domande ficcanti o inchieste giornalistiche, o procure che fanno semplicemente il proprio mestiere, se poi la politica continua a collezionare voti bassi in pagella.

Come quelli che ci riserva ogni due per tre l'Ue e a cui, sempre più spesso, non si replica nel merito ma con generiche giustificazioni o slogan buoni, forse, per le elezioni che si avvicinano.

Bruxelles stavolta ha ragione e l'Abruzzo torto: c'è il rischio di restiruire all'Europa fondi non spesi. Il motivo? Sull'agricoltura l'Abruzzo è ultimo tra gli ultimi in termini di capacità di spesa e adesso 23 milioni di euro prenderanno la strada del ritorno.

Il consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo ricorda che per la terza volta consecutiva il report della Rete Rurale Nazionale - Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole) colloca la regione Abruzzo tra le ultime regioni italiane con il 5,79% in termini di capacità di avanzamento della spesa pubblica del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020.

Come vanno letti questi dati? Senza le lenti partitiche, senza quelle ideologiche né tantomeno di contrapposizione personale: solo per quello che oggettivamente rappresentano. Rivelano che a tre anni dal programma di sviluppo rurale la Giunta ha speso solo il 5,79% dei 432 milioni di euro messi a disposizione dall'Europa nel settore primario.

Lo ha scritto il Ministero in quel report, lo ha sottolineato la Commissione Ue nei suoi richiami alle regioni “asine”, comprese l'Abruzzo, lo si vede tastando il polso alle imprese agricole, ai borghi in sofferenza, ai cittadini che non chiedono poltrone nei Cda o prebende ma solo ciò che lo status di Paese membro garantisce loro. E invece la politica che fa?

Sceglie la strada dei tagli di nastro, dei flash, delle visite dei ministri sul territorio. Quello stesso territorio che, un attimo dopo, a luci spente e buffet terminato, quando il potente di turno è tornato a Roma, resta solo una mucca da mungere elettoralmente. E niente più.

 

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