A Vasto va in scena una storia che è l'esempio plastico di ciò che accade politicamente in Abruzzo. Un comparto, quello sanitario ricco di esigenze e pressioni. Una struttura, l'OBI (ovvero Osservazione Breve Intensiva) all'interno del pronto soccorso inaugurata in pompa magna sei mesi fa. Una realtà, ancora più delicata perché già gravida di promesse e aspettative, che si rivela effimera e amara. E 180 giorni dopo il taglio del nastro la struttura non è ancora utilizzata.
E'la fotografia esatta di ciò che, in moltissimi casi, riflette lo specchio abruzzese quando la politica regionale gli si rivolge per chiedergli chi sia la più bella del reame.
Buttàti quindi gli 8 posti letti super moderni dove i malati possono restare fino a 24 ore prima di attendere la diagnosi e la cura assegnata loro.
Vanificate le speranze di quanti cittadini erano stati confortati dal trionfo inaugurale dello scorso aprile quando, alla presenza dei vertici apicali di Giunta Regionale e Comunale (come l'assessore Silvio Paolucci e il sindaco Francesco Menna), la politica aveva fatto un annuncio preciso agli elettori. Che oggi si traveste ancora una volta da promessa disattesa.
Tra l'altro si tratta di un settore molto delicato non solo per le richieste legittime dei cittadini, ma anche anche per via dei dati diffusi dall'Istat relativi alla corruzione in sanità: se il dato nazionale parla del 7,9% delle famiglie coinvolto “in eventi corruttivi”, l'Abruzzo svetta con l'11%, al secondo posto dietro il Lazio (con il 17,9% di famiglie coinvolte).
E'la ragione per cui la richiesta del paziente di effettuare una visita in una struttura privata prima di quella in una pubblica è così ripartita: in Puglia (20,7%), Basilicata (18,5%), Sicilia (16,1%) e Lazio (14.4%).
Mentre la richiesta di mazzette proprio per ottenere in cambio i benefici assistenziali in Abruzzo sale vertiginosamente al 7,5%: di contro il dato nazionale è del 2,7%.
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