Un western all'europea


L'occhio del gatto, Il film, I fratelli Sisters, #decimaMusa


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
21/05/2019 alle ore 08:14



Prendi un regista parigino, con alle spalle film impegnati del livello di Dheepan (qui la mia recensione: https://cinedecimamusa.blog/2019/05/16/dheepan-una-nuova-vita/), mettigli tra le mani un genere che ormai sembra solo per nostalgici; immagina una storia da pistoleri e cercatori d’oro che sembra ambientata nel vecchio west ma che in realtà è tutto girato in Europa (in gran parte in Romania), prendi grandi attori dai volti da arte espressionista, e affida loro personaggi dal cuore duro solo in superficie.

Questi gli ingredienti di base de I fratelli Sisters: un titolo che è insieme (letteralmente) ossimorico, buffo, evocativo: di un concetto di sorellanza tra due omoni senza pietà, noti per la loro efficacia di killer professionisti, al soldo del Commodoro, il boss del villaggio. Il raffinato cineasta è Jacques Audiard, che per questa opera ha vinto, tra gli altri numerosi premi, il Leone d’ Argento per la migliore regia alla 75esima mostra del cinema di Venezia. Senza dubbio si tratta di una scelta netta di genere: se non vi piacciono i western evitate di vederlo.

Troverete tutto l’armamentario essenziale: cavalli, saloon, ferite purulente, sparatorie e sangue a go-go; un fiume pieno d’oro, gente che muore tra atroci sofferenze per il miraggio della ricchezza. I due protagonisti attraversano il selvaggio west alla ricerca di un chimico, che ha scovato il modo per fare risaltare – come fossero colorate con l’evidenziatore – nell’acqua dolce dei torrenti, le pepite del prezioso metallo, anche le più piccole.

Scoprirete, se avrete la pazienza di guardare oltre la scorsa davvero dura dei cowboy, che tra loro esiste un rapporto tenero e profondo; che l’uno protegge l’altro, che entrambi hanno avuto un’infanzia difficile e soffrono irrimediabilmente di una carenza affettiva che li indebolisce; ciononostante riescono ad avere momenti di inaspettata umanità, sono pietosi verso gli animali, soprattutto i loro cavalli, soffrono e gioiscono insieme, inseparabili e così diversi.

Ho trovato particolarmente bravo Joaquin Phoenix, come sempre capace di rendere oltremodo intensi e drammatici i propri personaggi: in questo caso, il suo è ai limiti della follia, un uomo devastato dall’alcol e dall’incapacità di gestire i propri istinti (una interpretazione al livello di A beautiful day, che ritrovate qui: https://cinedecimamusa.blog/2018/05/27/a-beautiful-day/).3 ciak