Ritengo necessario premettere quanto sia stato un test, di riverbero nazionale, quello delle elezioni regionali tenutesi domenica scorsa in Abruzzo.
Chi afferma il contrario o è un pessimo analista politico o vorrebbe sminuire il risultato uscito dalle urne. La lega di Salvini si è affermata come primo partito politico, scendendo dalle terre padane a quelle dannunziane e fagocitando il consenso al resto della coalizione in primis e il 10 a 3 (i seggi della Lega e quelli di Forza Italia) è un segnale inequivocabile.
Forza Italia ha sì smentito alcuni pessimi sondaggi ma ha perso per strada, in un solo anno, più di 50.000 voti e sicuramente ne esce indebolita da questa prova per due ragioni: la Lega con sagacia ha scelto dal mazzo i migliori ex forzisti disponibili e ha così costruito una lista davvero imbattibile, lo dimostrano il numero di preferenze dei dieci consiglieri eletti.
Alle prossime comunali di Pescara, Montesilvano e Giulianova la coalizione destra-centro arriverà con un notevole cambio di equilibrio rispetto a quello di 5 anni fa e sarà una battaglia interna davvero fino all’ultimo colpo se, come già appare vistosamente con dichiarazioni alla stampa e post sui social network, la Lega vorrà aggiungere anche la bandierina di Pescara nella sua personalissima cartina delle conquiste locali nel centro e sud Italia.
Senza voti e senza una classe politica adeguata le battaglie elettorali si perdono, basta vedere nel campo del centro sinistra che ha salvato il salvabile soprattutto per merito del suo front man Giovanni Legnini. La sua campagna elettorale è stata impeccabile ma la palla al piede chiamata Partito Democratico non ha consentito al candidato presidente e all’intera coalizione di poter capovolgere i pronostici e confermare il centrosinistra nella regione Abruzzo.
Ricordare delle centinaia di migliaia, per la precisione 104.326 voti, persi e che forse non recupererà più il Partito Democratico appare pleonastico; il futuro politico dell’intero partito passerà da qui alle elezioni europee e Renzi sarà ancora una volta protagonista.
In Abruzzo la riorganizzazione del partito spetterà al candidato sconfitto che ha comunque riportato a casa una battaglia sicuramente importante. Mi riferisco al sorpasso effettuato sul Movimento 5 stelle che anche questa volta è arrivato terzo, con un’emorragia di consensi che dovrebbe far riflettere Di Maio e Di Battista, dopo ovviamente la Marcozzi.
Di evidenze politiche ne possiamo trarre quante ne vogliamo ma con questo risultato Salvini può dormire tranquillo, il consenso è diffuso e il patto di governo con Di Maio è più saldo di prima, per convenienza di entrambi.
Le sirene di Berlusconi si spegneranno quando sarà troppo tardi, il PdL è per lui un dolce ricordo che non tornerà più.
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