La notizia è apparsa su Exibart lunedì scorso e ha già provocato un terremoto: opere false presentate come vere ed esposte accanto agli originali. Possibile? Possibile se la denuncia parte da Fabio Benzi, professore ordinario di Storia dell’Arte contemporanea all’Università d’Annunzio dove è stato anche presidente del Corso di laurea in Beni culturali e membro della commissione scientifica della Fondazione de Chirico e direttore artistico del Chiostro del Bramante a Roma.
“Un cospicuo gruppo di opere che conosco da molti anni e che a mio parere non ha nulla a che fare col maestro abruzzese, uno dei maggiori artisti italiani dell’Ottocento – ha scritto Benzi – sono esposte nella mostra inaugurata il primo giugno “Nella gioia del sole, Michetti e il Cenacolo di Francavilla” presso il museo Michetti, a cura di Lucia Arbace, direttrice del Polo mussale d’Abruzzo”.
Sulla locandina i loghi della Regione Abruzzo, della Provincia di Chieti, del Comune di Piacenza e della Galleria d’arte moderna Ricci Oddi (che presta il dipinto che dà il titolo alla mostra), oltre a quello di Francavilla.
Le opere contestate sono nove, scrive Exibart, e appartengono tutte allo stesso privato, su di esse lo studioso dichiara che «la dubbia autenticità risulta evidente anche ad amatori non professionisti». Fabio Benzi d’altronde è un appassionato conoscitore della pittura di Francesco Paolo Michetti e insieme ad altri esperti è impegnato nella compilazione del Catalogo Generale delle opere dell’artista, il cui primo volume uscirà in autunno.
«Il problema dei falsi Michetti emerse prestissimo, quando l’artista era ancora vivo – spiega Benzi – almeno dalla fine degli anni ottanta dell’Ottocento. Una prima testimonianza di questo dilagare di falsi l’abbiamo addirittura nel 1888».
Ma non si tratta di episodi del passato, anche poco tempo fa la questione era stata riportata a galla proprio in Abruzzo, ricorda Benzi, quando la Guardia di Finanza scoprì un falsario delle opere di Michetti. Eppure lo stesso studioso è stato interpellato per l’allestimento di questa mostra.
Fabio Benzi
«Sì, anche per questa mostra sono stato consultato – dice Benzi – ma per un’opera inedita; mentre sono stato espressamente tenuto all’oscuro di un gruppo di opere improponibili che sono state rovesciate improvvidamente nell’esposizione. Il perché mi è ignoto. Progetti indicibili? Distrazione? Non saprei dirlo. Fatto sta che decine di persone e di colleghi mi stanno interpellando affinché faccia sentire la mia voce».
«Sono molto perplesso di fronte a un’operazione così sfrontata, i cui risvolti penso (ma forse sbaglio) tendano a conferire a qualche Ente locale condotto da persone ingenue o mal consigliate, parte o tutta quella collezione».
“Nella gioia del sole” di Michetti
Insomma, il sospetto è, secondo Benzi, che qualche ente pubblico stia per acquistare questi quadri.
«Mi è stato detto insistentemente che l’Abruzzo non merita un’onta così vergognosa», conclude Fabio Benzi.
Intanto un collezionista romano, i cui pezzi (veri) sono in mostra accanto a quelli dubbi, è passato alle vie legali quando è arrivata la richiesta di proroga della mostra fino al 1 ottobre – la chiusura prevista in prima battuta era il 23 luglio – inviando una diffida sia al prosieguo dell’esposizione per le opere di sua proprietà, sia alla pubblicazione delle stesse sull’annunciato catalogo.
ps: Una vicenda sulla quale sarebbe opportuno fare luce, e al più presto.