“L’Abruzzo ha perso 18 mila occupati, ma sembra che la politica regionale viva su un altro pianeta e si interessi di altro”. È l’accusa degli esponenti del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, che nel corso di una conferenza stampa a Pescara sono tornati a parlare delle loro iniziative sul microcredito. Il Fondo alimentato dai tagli agli stipendi dei consiglieri Sara Marcozzi, Riccardo Mercante, Domenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Pietro Smargiassi, attraverso il quale “le piccole e medie imprese del territorio possono ottenere prestiti con tassi di interessi molto bassi è una realtà riscontrabile in numeri e nuove aziende”. Sono 58 le aziende abruzzesi che hanno ricevuto il sostegno del Fondo – affermano i rappresentanti pentastellati- con un importo medio finanziato di 20.793 euro e un totale erogato di circa 1 milione e 200 mila euro. Di queste 58, in 11 casi si tratta di nuove aperture, mentre le altre, attraverso l’accesso a queste risorse, hanno rafforzato le proprie casse. Le aziende che ne hanno beneficiato di più sono quelle attive nel settore del commercio, ma molte richieste hanno interessato anche l’artigianato, i servizi e la ristorazione.
“Abbiamo dimezzato i nostri stipendi e lo facciamo senza una normativa che lo preveda perché vogliamo farlo – ribadisce Gianluca Ranieri-. Abbiamo presentato una proposta di legge che riduce gli stipendi e in parte in parte i rimborsi dei consiglieri regionali in carica, ma è ferma in commissione. Se riusciamo noi a lavorare con metà dei nostri emolumenti – incalza il consigliere M5s- perché gli altri non potrebbero fare lo stesso? In 3 anni di legislatura noi consiglieri regionali abruzzesi abbiamo messo insieme circa 500 mila euro, se tutti gli 800 consiglieri d’Italia facessero lo stesso potremmo risparmiare 3 miliardi di euro”.
Per Ranieri occorrono anche altre misure per risanare il comparto delle piccole e medie imprese: “il fatto che siano state costituite solo 11 nuove imprese dimostra che ci sono problemi sull’accesso al credito. Occorre programmare i fondi strutturali verso politiche attive del lavoro e diminuire il cuneo fiscale”.