Meno della metà degli italiani vorrebbe rimanere in questa Europa. Lo rivela un sondaggio di Eurobarometro, secondo cui la media europea del 66% crolla in Italia al 44%.
La maglia nera del continente spetta così all'Italia che supera anche i britannici in occasione del voto sulla Brexit. Resta favorevole alla moneta unica il 65% degli italiani, mentre al 32% ci sono gli indecisi.
Ma ciò che spicca, al di là delle schermaglie partitiche, è la crisi non più solo economica o valoriale dell'Unione in quanto tale, ma a questo punto di percezione di cittadini e imprese. Sarebbe utile, a questo punto e ben prima delle elezioni di maggio 2019, ragionare su alcuni elementi. Il dato della megaburocrazia trasferita a Bruxelles è il primo punto dolente, sommato a una frequente mancanza di squadra da parte degli europarlamentari italiani.
Per avere un'idea di come funzionino alcune dinamiche nell'europarlamento è utile pensare all'esempio olandese i cui eurodeputati, che si contano sulle dita di una mano, stanno facendo una battaglia campale per la pesca con reti elettriche. Sono pochi ma si battono fino alla fine e con una tenacia nazionalista davvero rara su un tema complesso.
I nostri invece si sono impegnati a sufficienza per il made in Italy? Cosa hanno fatto per impedire l'acquisto europeo di olio senza dazi dalla Tunisia che non è proprio un assist al nostro “oro giallo”? E sul parmesan farlocco che inonda i mercati in barba a quello originale? E sul limite alla pesca di pesce azzurro che l'Europa vorrebbe imporre all'Italia cosa dicono?
Ecco, alla fine della fiera è sui temi concreti che toccano le nostre tasche che si pesano idee, valori e scelte.
E' un po' come il Pd in Abruzzo: il punto non è più solo il partito, rispettabilissimo, in quanto tale. Ma i suoi capi che hanno prodotto i risultati sotto gli occhi di tutti.
twitter@ImpaginatoTw