Dove eravamo rimasti? Deve essere stata forte la tentazione di pronunciare questa frase per Matteo Renzi domenica sera mentre festeggiava il suo ritorno al Nazareno. L'immagine del neo segretario in giacca e cravatta, che recitava il mantra sull'Italia nella palude, d'altra parte non poteva non ricordare quella del vecchio premier di qualche mese fa. Ma la debacle referendaria ha cambiato gli eventi e così l'ex presidente del Consiglio, ritornato subito alla realtà, non ha potuto far altro che rassicurare Paolo Gentiloni. "Grazie al governo. Ci attendiamo molto e lavoreremo al suo fianco con grande convinzione", sono state le sue parole non appena incassato il 70% di preferenze alle primarie. E i renziani non hanno perso tempo a rimarcare la linea del segretario. "Continuiamo a sostenere il premier Gentiloni e a lavorare con il Governo di cui faccio parte", ha sottolineato la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. "Il Governo è al nostro fianco. Noi siamo protagonisti di questo sforzo dell'esecutivo", ha assicurato il ministro dell'Agricoltura e prossimo vicesegretario, Maurizio Martina. "Assolutamente no - ha risposto l'ex numero due del partito Lorenzo Guerini a chi gli chiedeva dell'ipotesi di votare in anticipo -. Un Renzi più forte e un Pd ancora più forte fanno bene all'esecutivo e al Paese". Chiarita la questione del voto anticipato, l'attenzione passa sulla legge elettorale. Il confronto tra maggioranza e opposizione riprende oggi in Commissione Affari Costituzionali ma la proposta del neosegretario arriverà solo la settimana prossima. "Noi faremo una coalizione, ma con i cittadini e non con i partiti", si è limitato a dire Renzi. Ma una cosa, intanto, è certa: l'ex presidente del Consiglio non e' intenzionato ad aprire ad un premio alla coalizione ma e' orientato a puntare su un listone. Una lista ampia con pezzi dell'attuale maggioranza ma senza i fuoriusciti dal partito.