Altro che complotto. Erdogan con il crollo della lira turca raccoglie solo i frutti delle sue manovre politiche (anziché finanziarie) che stanno portando l'economia di Ankara ad una lenta combustione.
L'iper deficit che ha portato avanti da anni e le influenze sulla banca centrale turca con mire macroregionali (più che dettate dalla logica dei conti) sono alla base del possibile crack.
La Turchia sta procedendo con il piglio di chi continua a immettere nel sistema soldi di provenienza pubblica senza farsi due conti. Lavori pubblici, gli stessi che costarono lo scandalo corruzione a mezzo governo alcuni anni fa, bonus alle pmi, esposizione con le banche del golfo non più inclini a prestiti a fondo perduto.
Il presidente spavaldo: "Loro hanno i dollari, noi il nostro Dio". Francoforte è in allarme, anche perché tra gli istituti citati come i più esposti c'è Unicredit.