Dalfy non ha scampo, tre giorni o decade


Non ha scampo, dice il costituzionalista Enzo Di Salvatore: deve dimettersi nei termini dei tre giorni, altrimenti rischia la decadenza da senatore


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
06/08/2018 alle ore 00:24

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Che farà Dalfy? E’ la domanda che si fanno tutti in queste ore. Rispetterà il termine dei tre giorni per presentare le dimissioni da presidente della Regione Abruzzo o proverà, come è stato ipotizzato dal senatore di Fratelli d’Italia, a fare ancora melina per tentare di rinviare le dimissioni a settembre, approfittando del fatto che la decisione della Giunta per le elezioni è stata presa a maggioranza e non all’unanimità, per restare ancora col piede in due staffe?

Luciano D’Alfonso non ha scampo, dice il costituzionalista Enzo Di Salvatore: deve dimettersi nei termini dei tre giorni, altrimenti rischia la decadenza da senatore. Ecco come la pensa:

“Oggi i quotidiani danno ampio spazio alla questione dell’incompatibilità del Presidente della Regione D’Alfonso, in quanto ieri la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato ha adottato una delibera con cui si invita D’Alfonso a optare entro tre giorni tra il mantenimento della carica di Senatore e il mantenimento della carica di Presidente della Giunta regionale. Su tali quotidiani si sostiene, tuttavia, che, non avendo la Giunta del Senato deliberato all’unanimità, i tempi per la risoluzione della questione si allungherebbero. In poche parole, il fatto che i quattro senatori del PD facenti parte della Giunta delle elezioni si siano astenuti al momento del voto determinerebbe la possibilità di rinviare “ancora la scelta del governatore dell’Abruzzo, allungando la soluzione del caso e anche i tempi per le elezioni della Regione” (così su Repubblica)”.

Secondo Di Salvatore, questa lettura delle norme è completamente sbagliata.

“L’art. 18, comma 5, del regolamento della Giunta stabilisce che “nel caso in cui la Giunta dichiari una carica o un ufficio incompatibile con il mandato parlamentare, il Presidente della Giunta ne dà comunicazione al senatore interessato e lo invita ad optare, entro il termine perentorio deliberato al riguardo dalla Giunta stessa, ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui al comma 7”; al comma 6 si legge che “la opzione per il mandato parlamentare è valida, se sia accompagnata da una dichiarazione di dimissioni dalla carica riconosciuta incompatibile e vi sia effettiva astensione dal compimento di qualsiasi atto, ivi compresa l’ordinaria amministrazione, inerente alla carica stessa”; il comma 7 precisa, quindi, che “in caso di mancata opzione, la Giunta dà inizio al procedimento per la dichiarazione di decadenza dal mandato parlamentare. In tal caso si applicano le disposizioni di cui agli articoli 13, 14, 15, 16 e 17”; il comma 8 dispone, infine, che “tuttavia, nei casi di ineleggibilità e di incompatibilità riconosciuti dalla Giunta all’unanimità, la Giunta stessa può deliberare con apposita votazione di prescindere dal procedimento di contestazione, ma la proposta di annullamento dell’elezione o di dichiarazione della decadenza dal mandato parlamentare dovrà sempre essere presentata al Senato con apposita relazione scritta”.

Ora – come si riferisce sui quotidiani – l’accertamento della eventuale incompatibilità della carica di Presidente della Regione con il mandato parlamentare è procedimento già concluso: il Comitato nominato da Gasparri ha già deliberato la sua proposta alla Giunta delle elezioni e lo ha fatto all’unanimità. Non c’è alcun procedimento di contestazione che, giunti a questo punto, deve o può essere istruito.

Siamo già entrati nella fase successiva: la Giunta ha invitato il Presidente D’Alfonso ad optare entro tre giorni e – lo sottolineo – il termine fissato è perentorio, come si legge chiaramente all’art. 18, comma 5, del regolamento. Il che comporta quanto segue: D’Alfonso deve optare tra le due cariche entro tre giorni; qualora non opti e lasci spirare il termine si aprirà immediatamente il “procedimento per la dichiarazione di decadenza dal mandato parlamentare” (art. 18, comma 7).

Ora, il procedimento di decadenza potrà anche essere lungo (articolandosi in diverse fasi: fissazione della seduta pubblica, presentazione di documenti e deduzioni, svolgimento della seduta pubblica, riunione in camera di consiglio), ma ciò non comporterà che il Presidente D’Alfonso possa in seguito tornare sui suoi passi e dire: “ci ho pensato bene, ora opto per il seggio da senatore”, giacché quel procedimento terminerà comunque con la dichiarazione di decadenza dalla carica di senatore, anche qualora, per avventura, D’Alfonso dovesse rassegnare nel frattempo le dimissioni da Presidente della Regione, e cioè qualora tali dimissioni fossero rese nell’intervallo di tempo che va dal 4° giorno al giorno in cui la Giunta delle elezioni dichiarerà la decadenza di D’Alfonso dalla carica di senatore.

E a quanto pare deve essersene convinto lo stesso Dalfy, che ha sospeso i preparativi per la festa di addio del 7 settembre e ieri sera in tutta fretta, ha fatto convocare una riunione di maggioranza per modificare la legge elettorale, introducendo correttivi alla incompatibilità dei sindaci e alle soglie di sbarramento. Nello stesso tempo il centrosinistra chiederà al Consiglio regionale un parere per stabilire la tempistica entro la quale dovranno essere fissate le elezioni regionali dopo la dichiarazione di incompatibilità di D’Alfonso.

Insomma, non è ancora chiaro se dovranno essere fissate entro 90 giorni, come dice il regolamento del Consiglio, oppure entro 120 giorni per permettere ai sindaci sopra i 5 mila abitanti di dimettersi per presentarsi alle elezioni. In questo caso, considerando che la richiesta della giunta del Senato di optare entro tre giorni, diventerà ufficiale nel momento in cui la raccomandata verrà recapitata a D’Alfonso, quindi tra l’8 e il 10 agosto prossimi, le elezioni cadranno entro il 10 novembre, oppure entro il 10 dicembre.

ps: se tanto ci dà tanto, entro la settimana dovranno essere pronte le dimissioni. Altrimenti Dalfy, secondo Di Salvatore, rischia di ritrovarsi senza poltrone: né quella di governatore né di senatore.

 

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