Sanità in Abruzzo: la Regione dice, la Regione ri-dice


C'è un piano che costerà due milioni e mezzo di euro per abbattere le liste d'attesa. Ma in quattro anni cosa è stato fatto?


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
31/07/2018 alle ore 10:00

Tag correlati: #mandara#maperò

C’è un piano che costerà due milioni e mezzo di euro per abbattere le liste d’attesa. Che in Abruzzo sono lunghissime, da profondissimo sud. Lo rivela l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, proprio agli sgoccioli della legislatura, dopo quattro anni di governo, quando tutto il mondo dice che forse sarà lui il prossimo candidato governatore del Pd. 

Ma in quattro anni cosa è stato fatto? ci si potrebbe chiedere. Molto, moltissimo, in termini di comunicazione e propaganda: per esempio un altro piano, ma solo sulla carta, annunciato nel 2015 e sbandierato ai quattro venti, che prevedeva un accordo con i privati e altre misure, tutte ideate dai soliti noti, per accorciare i tempi di attesa. Stesso problema, stesso piano, stessa enfasi.

Ma nulla più: le liste d’attesa, quando si è insediata la giunta D’Alfonso, erano lunghe e lunghe sono rimaste. Non si è fatto nulla, a parte i due annunci di inizio e fine legislatura: l’importante è comunicare, secondo Paolucci & D’Alfonso, ma non funziona così, non nella sanità. Nella sanità i cittadini e i pazienti ti fanno tana, perché la realtà la testano sulla propria pelle.

Tre anni fa: liste d’attesa lunghissime, per un’ecografia tre anni, un ecodopler un anno e mezzo, una risonanza non ne parliamo. Oggi tale e quale. E così oggi Paolucci ri-annuncia che la Regione prevederà soluzioni distinte da Asl ad Asl e cioè

“investimenti su prestazioni aggiuntive del personale a Chieti e L’Aquila, percorsi di tutela con acquisti di prestazioni private a Teramo e Pescara, in ragione del fatto che nel primo caso c’è una forte mobilità passiva mentre nel capoluogo adriatico c’è un problema di personale legato alla rete ospedaliera”.

Tutto condito da un investimento di 2,5 milioni di euro per il 2018, “per l’emergenza”, al solo scopo di assorbire entro l’anno tutte le richieste. Insomma, una soluzione ponte prima di arrivare ad assumere nuovo personale.

Peccato che le stesse buone intenzioni erano state annunciate, con tanto di comunicati e interviste, a maggio di tre anni fa:

“Non vogliamo che si ripetano più liste di attesa lunghe 18 mesi”,

disse il direttore del dipartimento Sanità Angelo Muraglia annunciando il piano che entro 6 mesi avrebbe dovuto riportare l’Abruzzo e le sue liste di attesa dentro tempi civili.

“Fra tre mesi verrà effettuato un primo riscontro – chiosò Paolucci – poi c’è il passaggio dei sei mesi, ma ritengo che per vedere qualche risultato apprezzabile si debba attendere almeno un anno”.

Invece di anni ne sono trascorsi tre, inutilmente. Il piano, che prevedeva anche in quel caso gli accordi con i privati, era stato elaborato dall’Agenzia sanitaria, mentre la Regione metteva a disposizione 8 milioni di euro.

“Le risorse serviranno per mettere a regime proprio l’intero sistema, in modo che domanda e offerta possano finalmente incontrarsi, possa essere aggiunto personale, adoperare tutta la strumentazione tecnico-scientifica e in ultima analisi pagare le eventuali prestazioni con il privato», spiegava invece il Commissario dell’Asr Alfonso Mascitelli.

E poi tutto un sistema di controlli e verifiche. In tre anni, non se n’è vista traccia, tanto che Paolucci è costretto a ripetere.

Intanto ieri l’ospedale di Vasto ha registrato il blocco delle sale operatorie: niente interventi, niente anestesisti, nonostante i doppi turni ai quali i medici sono sottoposti da tempo. Un ospedale al collasso, con tantissimi reparti in emergenza, senza medici e senza infermieri.

Non è una regione civile, quella che non è in grado di assicurare cure e assistenza ai propri malati, perché non si può chiedere al destino di non farci ammalare d’estate (anche se a Vasto, le ferie con l’emergenza c’entrano davvero poco).

ps: Sì, è proprio vero: la Regione dice, la Regione ri-dice (tanto sono passati tre anni, e chi se lo ricorda più), ma non fa.

 

twitter@ImpaginatoTw