Gruppi abruzzesi, quante spese senza scontrini


E alla fine della fiera, la tirata di orecchie da parte della Corte dei Conti l'ha ricevuta soltanto Forza Italia. Anche se il Pd ha dovuto mettere le pezze


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
16/05/2018 alle ore 10:00

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E alla fine della fiera, la tirata di orecchie da parte della Corte dei Conti l’ha ricevuta soltanto Forza Italia. Anche se il Pd ha dovuto mettere le pezze, con i fondi del 2017, a irregolarità commesse l’anno precedente. 

Però alla fine sono stati tutti approvati dalla magistratura contabile i rendiconti dei gruppi consiliari della Regione Abruzzo anche se non proprio in primissima battuta, ma dopo aver chiesto e quasi sempre ottenuto, spiegazioni e correzioni.

Il gruppo azzurro ha dovuto tirare fuori un po’ di soldi di tasca propria per mettere a tacere la Corte dei Conti che gli ha fatto arrivare una serie di importanti rilievi. Non è la prima volta, visto che per due anni di fila gli azzurri avevano dovuto incassare la “parziale irregolarità” del rendiconto e pagare di tasca propria le spese inammissibili.

Questa volta quasi sei mila euro (per la precisione 5.772,50) di spese irregolari che il capogruppo Lorenzo Sospiri ha dovuto nuovamente rimborsare di tasca propria perché alla fine la Corte potesse approvare il rendiconto. Spese, hanno però sottolineato i magistrati contabili, che erano e restano irregolari.

Ma non è l’unico rilievo: intanto troppe spese fatte in contanti, pagando col bancomat e senza rendicontazione. E poi moltissime spese per giornali e riviste (372 euro a gennaio, 347 a febbraio, 384 a luglio e via di questo passo) per le quali i magistrati hanno chiesto di sapere il nome delle pubblicazioni acquistate e il numero di copie. Non è un capriccio: ma solo per valutare se il numero di copie acquistate fosse “congruo”.

E poi ci sono tantissime altre irregolarità, anche se di piccola portata: 10 euro di fotocopie senza documentazione, 300 euro per l’affitto di una sala con coffee break del 20 marzo 2017, senza indicazione di che tipo di evento fosse; 3 mila euro per manifesti e volantini senza indicazione del motivo e altri 1.802 per le grafiche, 610 euro per la realizzazione di un video; differenze negli importi fiscali per il pagamento di oneri previdenziali; 286 euro per l’acquisto di valori bollati che nell’era di internet sono sembrati troppi. Ma la Corte ha chiesto spiegazioni anche sulla proroga di contratti dei collaboratori e su alcune consulenze.

Ma il peccato più grave è proprio l’utilizzo dei contanti per il pagamento delle spese sostenuto dal gruppo. In particolare, la Corte ha chiesto spiegazioni su un episodio: “La costituzione, nel corso dell’esercizio, attraverso ripetuti prelievi bancomat, di un cospicuo fondo cassa solo in parte utilizzato per il pagamento delle spese e per la quasi totalità riversato, a fine esercizio, sul conto corrente bancario del Gruppo”.

Tutti dubbi ai quali, a quanto pare, il gruppo di Forza Italia alla fine ha fornito giustificazioni. Mentre sulle spese irregolari, di sei mila euro circa, ha preferito rimborsare di persona.

Il Pd invece, dopo una richiesta di regolarizzazione contabile, ha dovuto riclassificare un rimborso spese per sanzioni e interessi di 138 euro effettuato dal presidente Camillo D’Alessandro al fine di regolarizzare il rendiconto del 2016.

Anche i Cinquestelle hanno dovuto fornire spiegazioni rispetto a una serie di incongruenze contabili. La Corte ha anche richiesto al gruppo pentastellato copia dei manifesti, volantini e locandine “al fine di desumere l’attinenza e la coerenza della spesa con le attività istituzionali del gruppo”.

Maluccio è andata anche al gruppo misto, che ha dovuto fornire spiegazioni sul contratto stipulato con un professionista, la prova del lavoro effettuato e della sua corretta esecuzione e sulle fatture relative ai cedolini dei primi mesi 2017.

E ha dovuto rimborsare 559,99 euro e rotti anche Abruzzo civico perché la Corte dei Conti ha ritenuto irregolari le spese per sanzioni ed accessori, a causa di omissioni ed errori nel pagamento delle obbligazioni tributarie.Insomma, spese secondo i magistrati contabili, del tutto inammissibili e quindi Abruzzo civico le ha dovute rimborsare, “al fine di reintegrare le disponibilità finanziarie del gruppo consiliare”.

Per il resto, nessun errore macroscopico, se non la tendenza, rimarcata dalla Corte dei Conti, ad assumere personale attingendo direttamente sul mercato del lavoro o attraverso le agenzie interinali, “in alternativa all’assegnazione diretta di risorse del Consiglio regionale”.

ps: della serie: nessuno risparmia, né a destra né a sinistra.

 

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