La giornalista aquilana Monica Pelliccione, dinanzi il gip del tribunale de L'Aquila, ha patteggiato una pena a cinque mesi di reclusione: a suo carico atti persecutori e diffamazione. A intentare la causa, il presidente della Camera di Commercio dell'Aquila, Lorenzo Santilli, la coniuge Patrizia Bonanni e la segretaria Anna Rina Morri.
Che tra le parti non scorra buon sangue, è noto da tempo. La vicenda ha una genesi lunga e articolata, e trae origine da un altro procedimento, intrapreso davanti al Giudice del Lavoro dalla stessa giornalista, precedentemente occupata presso la Camera di Commercio con incarichi di addetta stampa e comunicazione. Il procedimento avrebbe dovuto accertare presunte illegittimità riguardo il suddetto rapporto lavorativo, non correttamente qualificato.
L'indagata è stata assistita dagli avvocati Stefania Pastore e Paola Iacone, del Foro dell’Aquila, le parti civili dagli avvocati Antonio Pimpini del Foro di Chieti e Massimo Manieri del Foro dell’Aquila.
I legali precisano che la Pelliccione "si è determinata a patteggiare la pena non perché si riconosca nei comportamenti che le vengono contestati ma al solo fine di uscire il più rapidamente possibile dal circuito penale ad ella totalmente estraneo e pregiudizievole. La scelta del rito alternativo al dibattimento è dunque di natura esclusivamente tecnica".
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